Jenne – Si è svolta ieri sera a porte chiuse ma con il cuore aperto alla riflessione, alla solidarietà e alla fede, la veglia di preghiera organizzata presso la Chiesa di Sant’Andrea apostolo in Jenne. Il parroco don Gaetano Maria Saccà ha voluto porre l’attenzione sull’argomento del terremoto nel centro Italia che è una tragedia ancora viva nei cuori e nella storia di molte persone e che durante questa emergenza è rimasta sopita.
“Mentre ancora siamo turbati e pieni di incertezza sugli esiti futuri dell’attuale pandemia del COVID 19, – ha affermato don Gaetano Maria Saccà – come cristiani non possiamo dimenticare le popolazioni che hanno subito e subiscono tutt’oggi, i drammatici effetti del sisma avvenuto nel centro Italia e altrove.
La pandemia pare che abbia come allontanato dai nostri pensieri e dalla nostra memoria, il ricordo e le sofferenze quotidiane di queste persone geograficamente così vicine a noi. Per questo, vi abbiamo esortato ad unirvi a questa veglia di preghiera alla quale hanno partecipato moltissimi. La nostra umile preghiera possa sollecitare la coscienza di ognuno di noi.”
La veglia è stata suggestiva con l’immagine fissata nel Santissimo Sacramento e con le musiche d’organo in sottofondo curate dal Maestro Manuele Orati.
Il messaggio è stato apprezzatissimo durante l’intera celebrazione che ha visto protagonisti il parroco ed il sindaco che ha rappresentato il popolo intero. Fede istituzione, speranza e tecnologia informatica in un mix molto interessante. Alle ore 18.00 la veglia è stata preceduta dalla celebrazione della Santa Messa sempre a porte chiuse ma trasmessa sempre con diretta facebook.
Il sindaco di Jenne Giorgio Pacchiarotti ha introdotto la veglia con questa lettera molto significativa:
Buonasera a tutti coloro che si sono collegati questa sera in diretta dalla nostra
Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo in Jenne, per ricordare davanti al Signore della
vita, tutte le vittime del sisma che ha colpito il centro Italia tra l’agosto e l’ottobre del
2016 ed il gennaio del 2017.
Mentre siamo ancora turbati e pieni di incertezza sugli esiti futuri della grave
pandemia di Covid 19 che ha colpito tutti – o quasi – indistintamente a livello
planetario, come cristiani abbiamo il dovere di ricordare nella preghiera, quei fratelli
già colpiti da precedenti calamità naturali, e a noi geograficamente e spiritualmente
vicini, che stanno vivendo questo periodo di isolamento e di prova ancora più
duramente, poichè si è aggiunto a quello provocato dalle conseguenze del sisma, a
causa del quale hanno perso famigliari, parenti, amici, oltrechè le proprie case ed
interi paesi dove si sono intessute relazioni profonde per intere generazioni.
Erano le 3:36 del 24 agosto 2016, quando anche le nostre case di Jenne
tremarono paurosamente per 15-20 interminabili secondi, e il cui ricordo è ancora ben
impresso nella nostra memoria. In quei momenti di paura, la mente andò
immediatamente all’analogo evento sismico avvenuto più o meno alla stessa ora del 6
aprile del 2009 all’Aquila, che causò enormi danni a quella città, e provocò 309
vittime: tale imponente scossa, indusse tutti a pensare che qualcosa di grave era di
nuovo accaduto vicino a noi.
Le previsioni furono purtroppo confermate poco dopo da tutti i telegiornali: la
prima forte scossa ebbe una magnitudo di 6.0 gradi Richter, con epicentro situato
lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli (RI) e Arquata del Tronto (AP).
Due potenti repliche avvennero il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbromarchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e
Castelsantangelo sul Nera.
Il 30 ottobre 2016 si registrò la scossa più forte, di magnitudo 6.5, con epicentro tra i
comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. Il 18 gennaio 2017 è avvenuta una
nuova sequenza di quattro forti scosse di magnitudo superiore a 5, con massima pari a
5.5, ed epicentri localizzati tra i comuni aquilani di Montereale, Capitignano e
Cagnano Amiterno. Questo insieme di eventi provocò in tutto circa 41.000 sfollati,
388 feriti e 303 morti.
Tale data segnò in maniera indelebile anche la vita di diverse diocesi del
Centro Italia: Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Camerino, San
Benedetto del Tronto, L’Aquila, Teramo e Fermo, i cui vescovi mediante la Caritas, i
parroci e i religiosi e molti volontari laici, si attivarono subito per venire incontro ai
bisogni urgenti delle persone.
Immediatamente da tutta Italia, presero il via innumerevoli azioni di solidarietà
per gli sfollati. La comunità civile di Jenne, assieme alle associazioni locali,
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organizzò una raccolta di viveri che fu subito inviata nelle zone terremotate, mentre
la Parrocchia donò il ricavato del libro del nostro Parroco don Saccà “L’olio della
consolazione e il vino della speranza”, alla Diocesi di Rieti per i bisogni di quei
territori.
Certamente molto è stato fatto da allora per la ricostruzione, ma molto è ancora
da fare. Le macerie di interi paesi sono ancora lì, ma le macerie più grandi sono
quelle invisibili che albergano nei cuori degli sfollati, di chi ha perso tutto, famigliari,
casa, lavoro, e che stenta a vedere di nuovo la luce di un futuro dignitoso.
Papa Francesco il 4 ottobre 2016 si è recato nei luoghi del sisma: è stato
accanto ai bambini, agli anziani agli operatori impegnati sul campo. Il Pontefice
allora raccomandò a tutti di non disertare questi luoghi. Dopo quell’esperienza, è
maturata in qualcuno anche la voglia di riavvicinarsi ai Sacramenti, all’Eucarestia, un
cammino spontaneo nato dallo ‘stare accanto’ con semplicità.
Quello che vogliamo fare stasera dinanzi al S.S. Sacramento, è proprio stare
accanto con la forza della preghiera, a questi nostri fratelli, invocando lo Spirito
Santo affinchè sostenga chi è nella prova e nella solitudine donandogli pace, forza e
consolazione; illumini quanti hanno la responsabilità della ricostruzione affinchè
accelerino questo lavoro per la ripresa delle attività sociali ed economiche; sciolga i
nodi della burocrazia e della corruzione sempre presenti; ci liberi da ulteriori eventi
sismici così duri e rafforzi la nostra fede dinanzi ad ogni tipo di calamità naturale.
Dagli scritti di Carlo Carretto: La soluzione è lo Spirito, che è amore di Dio, è
come il vento “che non sai donde venga o dove vada” e che sconvolge e sbatte le
porte di Gerusalemme alla Pentecoste. È come l’acqua che penetra la terra arida e la
feconda…è la creatività di Dio che viene a visitarmi e mi dice: “Dio è tuo padre”. Tu
hai ben voglia di urlargli che non è vero, che è impossibile che Dio sia padre; Lui
esce, ti lascia bestemmiare finché sei stanco, e poi eccotelo di ritorno all’improvviso,
posato come colomba sul diluvio delle tue rovine e sui detriti della tua stanchezza a
dirti ancora: “Dio è tuo padre e tu sei figlio”…se Dio è mio padre, conto qualcosa e
trovo in Lui la mia vera dignità. Se Dio è mio padre, non attribuirò al caso gli eventi
della giornata, ma li considererò indicazioni del suo amore.
Se Dio è mio padre, non diventerò improvvisamente incredulo davanti ad un
cataclisma della natura, non riuscendo più a trovare il legame tra l’amore e le
avversità, tra l’esistenza di Dio e il dolore che mi colpisce.
L’essere Dio e l’essere padre, significa per me, suo figlio, che nonostante tutto, Lui è
capace di trasformare quello che noi chiamiamo male, in bene, e di dirigere gli
avvenimenti misteriosi e incomprensibili per noi, in cose buone per i suoi figli”
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