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In arrivo la Santa Pasqua 2019, l’augurio di pace e solidarietà dell’amministrazione comunale

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Jenne – La Pasqua è una delle festività religiose più importanti della cristianità. Racchiude fede, cultura, storia, devozione e celebrazione di tradizioni. Una occasione per stare in famiglia, ma anche per trascorrere qualche ora all’aria aperta all’insegna del relax. Il Comune di Jenne, rivolge attraverso il sindaco Giorgio Pacchiarotti, un messaggio augurale di pace e solidarietà. E’ con l’aiuto reciproco che una comunità continua infatti a crescere e a mantene inalterati i valori fondanti della vita, la pace sia l’elemento caratterizzante della vita di ogni cittadino, nei rapporti quotidiani, interersonali e con le istituzioni. Con la Pasqua val bene anche e soprattutto l’occasione per visitare Jenne ed apprezzarne colori, sapori e profumi di primavera. Buona Pasqua e Pasquetta a tutti.

 

 

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Previmeteo Jenne, weekend di metà aprile incerto e variabile con temperature sotto media

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La settimana trascorsa nella zona di Jenne è andata meglio del previsto. La variabilità ha preso il sopravvento rispetto a quanto preannunciato. In sostanza il quadro a tinte fosche, fortunatamente non ha trovato corrispondenza. E dunque un pò di pioggia sì c’è stata ma ad intermittenza e senza grandi fenomeni rilevanti. L’andamento per il weekend è sempre lo stesso, temperature sotto media, e variabilità in cui si può assistere ad acquazzoni sporadici a macchia di leopardo ma anche a spazi di cieli sereni. Un pò più freddo domenica con massime intorno ai 10 gradi, mentre la settimana successiva dovrebbe proseguire sempre con la medesima caratterizzazione di variabilità. Mentre la settimana successiva dovrebbe proseguire sempre con la medesima caratterizzazione di variabilità con tendenza a miglioramento e rialzo termico verso il fine settimana prossimo.

Jenne, approvato il bilancio 2019 e ridotte le tasse ai cittadini. Diminuzione del 25% su rifiuti e ridotta anche l’Imu

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Jenne – Si è svolta ieri la seduta del Consiglio Comunale di Jenne, in cui si è proceduto ad approvare il piano delle tariffe dei tributi municipali ed il bilancio di previsione 2019. Il Sindaco Giorgio Pacchiarotti, ha ripercorso in lungo ed in largo tutta la fase che ha preceduto l’elaborazione degli atti in approvazione, con riferimenti al Piano Triennale delle Opere pubbliche ed evidenziando la linea dell’amministrazione improntata alla crescita e con una particolare attenzione alla riduzione delle tasse. Il vice Sindaco Giovanni Proietti, delegato alle Finanze ha parimenti posto l’accento su tutti i dettagli dei conti che risultano essere in perfetto equilibrio. In particolare si è evidenziato come l’aliquota IMU seconda casa è stata diminuita dal 10 per mille al 9 per mille, passando da un gettito di € 115.432,63 del 2018 ad un gettito pari ad € 114.393,74 del 2019.

Nel gettito IMU  – ha spiegato l’assessore – è compreso l’ Anticipo di risorse art. 3 commi 1 e 2 del D. L. 78 del 2015: Il Dipartimento per gli Affari interni e territoriali del Ministero dell’Interno, ai sensi dell’articolo 3 comma 1 del D.L. 78/2015 effettua un pagamento in via anticipata in favore dei Comuni, di un importo pari all’8% delle risorse di riferimento per ciascun comune risultanti dai dati pubblicati sul sito internet del Ministero dell’interno, anticipazione che sarà recuperata dall’Agenzia delle Entrate indicativamente entro il 1 giugno 2019, e comunque entro l’anno, recuperando tali importi corrisposti a valere sull’imposta municipale propria, riscossa tramite il sistema di versamento unitario. L’importo è pari ad € 18.944,16. Per quanto riguarda la Tari, la nuova Tassa sui rifiuti, istituita, in sostituzione della Tares, con la legge n. 147/2013, le tariffe sono previste in misura sufficiente a garantire l’integrale copertura dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento. Con la realizzazione dell’isola ecologica è stato completamente rivisto il piano finanziario TARI. Si è passati da un Piano Finanziario TARI 2018 che garantiva un gettito pari ad € 106.342,79, ad € 79.432,00 nel 2019 con un risparmio per i cittadini di circa il 25,30%.

Preliminarmente all’approvazione la giunta comunale ha provveduto, per quanto di propria competenza, ad approvare, con specifiche deliberazioni, le tariffe e le aliquote d’imposta per i tributi e per i servizi locali, il Programma triennale del fabbisogno del Personale per il periodo 2019/2021,  la spesa in c/capitale o di investimento è stata inserita in bilancio osservando il Programma Triennale dei Lavori Pubblici per il periodo 2019/2021,  il programma degli investimenti compreso nel relativo Piano Triennale dei Lavori Pubblici è strettamente dipendente dalla effettiva possibilità di finanziamento e di realizzazione, nel rispetto degli obiettivi e degli equilibri concernenti il rispetto dei vincoli di finanza pubblica, oltre che degli equilibri finanziari generali di bilancio e di cassa, al momento della effettiva attuazione,  le previsioni di entrata e di spesa nel Bilancio sono state formulate tenendo conto della normativa attualmente vigente, dei contratti in essere, del Programma degli Investimenti.

Ultimati i lavori per il mega parcheggio di Jenne. L’area pubblica potrà accogliere oltre 250 veicoli

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Jenne – I lavori per la sistemazione del mega parcheggio di Jenne sono ormai conclusi. Tutto era stato programmato per consentirne la fruiibilità in vista della bella stagione e per consentire la massima comodità per i visitatori di Jenne.  L’amplissima area situata a ridosso della sede Municipale con la nuova pavimentazione e riordino potrà ospitare circa 250 veicoli in una area complessiva di oltre 1.700 metri quadrati. Le ultime fasi hanno riguardato la pavimentazione con la posa di betonelle. In previsione anche la messa in sicurezza con la costruzione del muro di sostegno della scarpata. L’importo lavori è stato di 109 mila euro, di cui 80 mila arrivati da un finanziamento richiesto ed ottenuto dal Dipartimento delle Infrastrutture regionale del Lazio, ed il restante 20% a carico dell’Ente Comune di Jenne. “Si tratta di un ulteriore tassello – spiega il Sindaco Giorgio Pacchiatotti – che completa in maniera ancorpiù determinante alla ricettività e all’accoglienza di visitatori presso il nostro borgo”. (www.jennenews.it)

Scoppia la primavera a Jenne, dalla notte di luna piena arriva un weekend di sole e giornate splendide

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Jenne – Sarà un caso, ma abbiamo sicuramente assistito ad un femomeno astronomico unico nel suo genere e che è destinato a ripetersi tra moltissimi anni. L’equinozio di Primavera avvenuto ieri sera alle 22.58, è stato seguito da una notte con una luna piena particolarmente intensa, bella e che faceva da preludio ad una giornata splendida, ideale per salutare l’arrivo delle belle stagioni. Alberi già in fiore, il cielo azzurro e le ore del giorno scandiscono un tepore crescente che ci porta anche ad alleggerirci di abbigliamento. E’ la primavera che scoppia in grande stile e che ci farà godere ed apprezzare un weekend piacevolissimo, ideale per stare all’aria aperta e per fare sane corsette o passeggiate e vivere Jenne in tutto il suo splendore. Un guasto potrebbe arrivare da martedì 26 ma ne riparleremo con altri aggiornamenti nel merito.

Progetto Latium, approvato a Jenne il protocollo di intesa per la valorizzazione turistica del territorio

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Jenne  – E’ stato approvato dalla Giunta Comunale il protocollo di intesa finalizzato alla attuazione del Progetto Latium, nel quale il Comune di Jenne è parte integrante. L’atto composto da 13 articoli è una proposta progettuale preliminare che si adotta congiuntamente ai seguenti comuni: Comune di Fiuggi quale Ente Capofila, coordinatore dell’aggregazione, di concerto con i comuni di Acuto – Alatri – Anagni – Arcinazzo Romano – Collepardo – Ferentino – Filettino – Fumone – Guarcino – Jenne – Olevano – Paliano – Piglio – Serrone – Subiaco – Trevi nel Lazio -Trivigliano – Torre Cajetani – Vallepietra – Veroli – Vico nel Lazio, che agiscono in qualità di Comuni Partner, intende avviare un rapporto di reciproca collaborazione e integrazione con la finalità di rafforzare l’identità culturale e le potenzialità di sviluppo del territorio creando un “turismo esperenziale”;

“L’aggregazione di Comuni – si legge nella narrativa della delibera  – oltre ad operare per la realizzazione di un’offerta turistica integrata, che tenga conto e valorizzi le identità e le peculiarità di ciascun Ente, si propone di cooperare per realizzare di azioni comuni tese alla creazione di una ampia politica di marketing nel settore turistico”.   Il Protocollo d’Intesa viene stipulato nell’ambito degli interessi istituzionali degli Enti partecipanti e ai fini dell’attuazione degli interventi e delle azioni necessarie per il posizionamento competitivo del turismo locale sia a livello Nazionale che Internazionale ed  è teso alla realizzazione di interventi per la valorizzazione sostenibile dei beni paesaggistici-ambientali, storico-monumentali e culturali del territorio prefiggendosi il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  1. Valorizzazione del turismo locale in tutte le sue declinazioni e accezioni (dal turismo esperienziale quindi culturale, sportivo, enogastronomico, financo a quello religioso, termale e congressuale);
  2. Sviluppo sostenibile delle risorse esistenti all’interno de rispettivi territori comunali;
  3. Incremento del livello occupazionale nelle attività afferenti l’ambito turistico; con particolare attenzione all’occupazione giovanile e alla riconversione della manodopera evitando il fenomeno dello spopolamento dei piccoli e medi centri;
  4. Miglioramento della qualità della vita delle popolazioni locali e dei turisti.

– Le finalità indicate potranno essere realizzate:

  1. Attraverso il “Progetto Latium”, candidato al finanziamento in risposta ad Avvisi emessi da Regione Lazio, Ministero del Turismo, Unione Europea e dagli organi  sovra-territoriali per la valorizzazione dei singoli asset comunali che saranno individuati dai singoli enti;
  2. Attraverso la condivisione di un Centro di Connessione Culturale, eventualmente finanziato attraverso fondi regionali, nazionali e/o europei, ubicato all’interno di ciascun comune nel quale l’utenza, attraverso l’utilizzo di una piattaforma multimediale, avrà la possibilità di creare, su supporto smartphone e/o cartaceo, il proprio itinerario di viaggio scegliendo tra le proposte (escursioni, eventi, manifestazioni…) che ciascun comune, in piena autonomia, avrà deciso di volta in volta di valorizzare e condividere;
  3. Mediante ogni attività che il Comitato Operativo riterrà opportuno perseguire.

“Prosegue dunque la nostra azione – spiega il Sindaco Giorgio Pacchiarotti – di sinergia ed interattività in percorsi collaborativi con altri enti al fine di promuovere il territorio, valorizzarlo in tutte le sue forme”.

Press Office 18 Mar 2019

Completamento definitivo dei lavori a Jenne per il sacro luogo del cimitero comunale

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Jenne –  Sono stati completati  definitivamente i lavori per la nuova scalinata centrale di accesso presso il Cimitero Comunale di Jenne. Un giusto decoro per il luogo sacro in cui riposano tutti gli jennesi defunti. “Con questi lavori – spiega il Sindaco Giorgio Pacchiarotti – abbiamo voluto mettere in sicurezza gli accessi ai visitatori, in quanto la pavimentazione è realizzata in sampietrini antiscivolo ed il percorso è dotato di appoggi laterali che delimitano nel contempo la parte di ingresso con una forma di rispetto per le cappelle gentilizie e loculi adiacenti”.  Le scale sono state realizzate anch’esse in materiale antiscivolo e la pavimentazione è stata stuccata con prodotti resistenti alle intemperie al fine di garantire la massima durata di questo bene pubblico. Un lavoro di riordino generale è stato poi eseguito nel comparto delle riesumazioni di tombe desuete curato dal consigliere Cristiano Lauri.

La Transumanza Jenne-Anzio verso il circuito Italia, Svezia e Spagna. Il Sindaco Pacchiarotti: “impegnati per candidatura al Consiglio d’Europa”

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La sede dell’Istituto Svedese di Studi Classici in Roma

Jenne 28 Feb 2019 – Interessanti novità si profilano per il progetto “ Cammini Italiani – Via della Transumanza Anzio-Jenne”, che vede il Comune di Jenne protagonista e capofila unitamente al Comune di Anzio per la sottoscrizione di un protocollo di intesa intercomunale. Lunedì 4 marzo 2019  si svolgerà presso la prestigiosa sede dell’Istituto Svedese di Studi Classici in Roma un incontro di coordinamento finalizzato a riassumere lo stato dell’arte e nel contempo intraprendere tutte quelle azioni propedeutiche ad ottenere i giusti riconoscimenti del cammino quale bene immateriale dell’Unesco. “Ma già da lunedì – spiega il sindaco di Jenne Giorgio Pacchiarotti – verrà presentata la proposta di candidatura presso il Consiglio d’Europa del progetto di una Rete Europea di Itinerari della Transumanza (“Transhumance Trails & Rural Roads. A European Network of Traditional Itineraries – Rete Europea di Itinerari della Transumanza” ) . L’iniziativa, organizzata per tramite dell’Istituto Svedese, è promossa dall’Associazione Transhumance Trails & Rural Roads, finalizzata alla presentazione della candidatura presso il  Consiglio d’Europa, i cui paesi partner sono Italia, Svezia e Spagna. Obiettivo di tale presentazione è raccogliere un ampio partenariato di enti, associazioni culturali e accademiche, associazioni di promozione turistica, istituzioni pubbliche, enti locali intorno al tema comune dell’eredità culturale e del patrimonio di itinerari legati alla pratica della Transumanza, al fine di consolidare l’identità comune e fornire una leva per la promozione e la valorizzazione del territorio”.Infatti, l’ottenimento della Certificazione del Consiglio d’Europea rappresenterebbe un significativo valore aggiunto rispetto alla qualità dell’offerta turistica e delle opportunità economiche.

Cultura, apprezzamenti per il libro di don Gaetano Maria Saccà sul processo matrimoniale. La tesi introduttiva dell’opera letteraria

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Jenne 26 Feb 2019 – Forti apprezzamenti sta facendo riscontrare nel panorama culturale e nel mondo ecumenico,  l’opera letteraria di cui è autore Don Gaetano Maria Saccà, parroco di Jenne. Il titolo è: “Il Vescovo e il processo matrimoniale alla luce dl Motu Proprio – Mitis Iudex Dominus Jesus” e si tratta di un profilo storico-giuridico che analizza in profondità il motu proprio di Papa Francesco. Scottante attualità sulla quale don Saccà ha voluto porre la lente di ingrandimento mettendo in correlazione quanto raccolto a livello di ricerca storica con le nuove normative su un argomento che è il pilastro fondante della famiglia cristiana: il matrimonio. Don Saccà ha iniziato sin dalla promulgazione del Motu Proprio firmato nel settembre 2015 ad avvertire la necessità di un approfondimento che vuole essere un servizio alla dottrina cristiano-cattolica, per fornire spunti di ulteriore analisi ed approfondimenti.

 

 

Se ne è parlato anche sulla stampa cattolica nazionale.  Sulle colonne di Avvenire,  è intervenuto il prelato uditore del Tribunale della Sacra Rota Romana Adam  Konštanc Miroslav già  rettore della Pontificia università “San Tommaso d’Aquino” (Angelicum) dal 2012 al 2016 che lo ha definito uno studio “serio, profondo e con valenza scientifica”.

“Nel mio ruolo di dottorando – spiega don Gaetano Maria Saccà nella tesi di presentazione dell’opera –  non ho certo la pretesa che il presente lavoro sia esauriente, ma mi auguro, almeno, che possa offrire un contributo alla dottrina. Ricordiamo che tutti gli autori citati hanno mantenuto un atteggiamento di rispetto e prudenza verso la nuova normativa. Atteggiamento al quale mi sono conformato.

La difficoltà maggiore che ho dovuto affrontare è stata dovuta al fatto che gli scritti dottrinali sono ancora esigui e spesso gli autori utilizzano la forma verbale al condizionale, in attesa che il tempo e lo svolgimento di un crescente numero di processi brevi possa rendere più sicure determinate affermazioni. Al presente già diversi sono stati i processi brevi celebratisi, di cui alcuni sono stati inviati al processo ordinario. Non abbiamo notizie di processi brevi conclusisi e impugnati. Nei lavori dottrinali continuano a destare non poche perplessità alcuni aspetti procedurali. Riteniamo che ciò sia nell’ordine delle cose e la Chiesa abbia gli strumenti per dissiparle. A riguardo dobbiamo obbedire alla volontà del Pontefice che così si è espresso: “E’ importante che la nuova normativa sia recepita e approfondita, nel merito e nello spirito, specialmente dagli operatori dei Tribunali ecclesiastici, per rendere un servizio di giustizia e carità alle famiglie”.

Il 15 agosto del 2015 è stato firmato e l’8 settembre del 2015 è stato pubblicato il nuovo processo di nullità matrimoniale, promulgato dal Santo Padre Francesco per mezzo della lettera apostolica in forma di “Motu proprio”: il Mitis Iudex Dominus Iesus per la Chiesa latina (d’ora innanzi MIDI) e il Mitis Misericors Iesus per le Chiese orientali. Il giorno dell’Immacolata Concezione dello stesso anno, il Sommo Legislatore ha abrogato con l’entrata in vigore dei due motu propri, 21 canoni del vigente Codice di diritto canonico (1671-1691) e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali.

Immediatamente il mio interesse, dovendo, io, svolgere un lavoro di ricerca dottorale, fu indirizzato al motu proprio riguardante la Chiesa Latina. Come parroco, – prosegue don Gaetano Maria Saccà – infatti, in 22 anni di ministero pastorale, sempre più spesso, stante il crescente numero di criticità coniugali, ho dovuto e debbo confrontarmi con fedeli, che, vivendo situazioni matrimoniali irregolari (i divorziati risposati) o di mera convivenza con un nuovo partner (quella dei separati o divorziati, ma non risposati), palesano il loro malessere poiché non possono vivere pienamente la comunità ecclesiale.

Tra le diverse limitazioni, – spiega don Saccà –  la sofferenza più acuta (da me condivisa con questi fedeli) è quella che mi vede costretto (tranne alcune eccezioni, singolarmente valutate) a non poterli ammettere al sacramento dell’Eucarestia. Con la promulgazione del MIDI è nato in me il desiderio di approfondirne i canoni, poiché, almeno nelle intenzioni, parrebbero essere stati rimossi molti ostacoli all’accesso e allo svolgimento dei processi di nullità matrimoniale, anche e soprattutto grazie al coinvolgimento in prima persona dei Vescovi, indirizzando la mia attenzione sul ruolo che rivestirà il Vescovo diocesano. Il Papa ci ha fornito un “Nuovo Codice Matrimoniale” e i canoni in esso contenuti, dovranno essere studiati e valutati, obbedendo alla volontà del Pontefice che così si è espresso: “È importante che la nuova normativa sia recepita e approfondita, nel merito e nello spirito, specialmente dagli operatori dei Tribunali ecclesiastici, per rendere un servizio di giustizia e carità alle famiglie”.

LA STRUTTURA DEL LIBRO

Il nostro lavoro è strutturato in tre capitoli. Nel primo capitolo abbiamo compiuto una ricerca, attraverso una periodizzazione estremamente sintetica e non sistematica, sull’origine e sviluppo nella declinazione storica e non teologica del solo esercizio di giurisdizione dei Vescovi in ambito processuale. In questa breve cronologia si può affermare che  la giurisdizione ecclesiale ha mantenuto un suo ruolo, anche dopo la caduta dell’impero romano e il Vescovo continuerà ad essere centrale nell’organizzazione della giustizia ecclesiastica, spesso supplente a quella secolare anche in epoca medioevale, favorita dal fatto che le materie ecclesiastiche, per una non netta distinguibilità tra ordine spirituale e secolare, non di rado si estendono in ambiti che oltrepassano propriamente le cause spirituali (si pensi alla connessione di queste ultime con le cause penali, materiali etc.).

Per tale ragione, abbiamo riferito circa le attività poste in essere dal Giudice-Vescovo, agli interventi legislativi (ecclesiali e civili) che lo hanno riguardato e a tutto quanto giuridicamente, abbiamo ritenuto utile menzionare nell’intento di evidenziare, attraverso la nostra ricerca, l’enorme rilevanza che nel corso dei secoli la figura dell’Episcopo (anche nella sua estrinsecazione di giudice-Vescovo) ha avuto in ed extra ecclesiam e come la sua autoritas sia stata “universalmente” riconosciuta. L’attività giurisdizionale dei Vescovi fino agli inizi del IV secolo trae principale fondamento nel precetto paolino e riguarda la sola comunità cristiana. La prima lettera ai Corinti è un documento di straordinaria importanza. L’apostolo Paolo sapendo di dover dare una risposta concreta, una soluzione accettabile giunse alla conclusione che i cristiani dovessero far giudicare le loro controversie da un sofos (saggio) appartenente alla loro comunità. Il precetto paolino è chiarissimo: i cristiani devono in primo luogo evitare di avere liti tra loro e qualora, malgrado tutto, ne sorgano devono astenersi dal portare le loro controversie davanti ai giudici di tribunali pagani, affidando la decisione ad un saggio, che sia membro della loro comunità e accettarne la sentenza anche quando essa comporti per loro qualche sacrificio. In esso si ha la manifestazione del potere legislativo che Cristo aveva conferito agli Apostoli insieme con il potere giudiziario e con quello esecutivo per l’adempimento della loro missione di rettori della Chiesa e di pastori dei fedeli. Entro la Chiesa, società perfetta, essi esercitavano una vera ed effettiva giurisdizione. La diffusione della fede cristiana e il trascorrere del tempo, che scandiva il passaggio da una generazione all’altra, resero necessaria la redazione scritta di quei principi e di quelle norme che in un primo tempo erano stati trasmessi oralmente.

La Didascalia apostolorum rappresenta senza ombra di dubbio la fonte canonica più importante circa l’attività giurisdizionale del Vescovo-Giudice dei primi tre secoli. Il Tribunale è presieduto dal Vescovo stesso al quale si affiancano i suoi presbiteri e diaconi (assistenti). Il Vescovo-Giudice rende giustizia a chi ha subito un torto e contestualmente sollecita il pentimento del reo. Benché non riconosciuto dalle autorità civili, per i cristiani rappresenta un foro (moralmente obbligante per controversie sorte tra essi) concorrente ai tribunali civili. Con l’imperatore romano, Costantino, l’attività giurisdizionale Vescovile diviene predominante. Nonostante la caduta dell’impero romano d’occidente, durante il quale si erano distinte le figure dei Vescovi-Giudici: Sant’Ambrogio e Sant’Agostino, la Chiesa e le sue istituzioni sopravvissero e si rafforzarono grazie anche all’autorevolezza e grandiosità di uno dei suoi figli più influenti: San Gregorio. Nei quattordici anni di pontificato a cavallo dei secoli VI-VII, egli dà all’amministrazione ecclesiale della giustizia terrena un’organizzazione piramidale al cui vertice v’è il Tribunale del Papa e alla base, inframezzato dal Tribunale metropolitano e sinodale, v’è quello Vescovile.

Nei secoli successivi la potestas iudicialis episcopalis resta integra lungo tutto il Medioevo benché sia prevalentemente delegata dal Vescovo al decano, all’arcidiacono o ad altri chierici inferiori che costituivano il Tribunale Vescovile, quale uno dei momenti di una più articolata e stratificata giustizia ecclesiastica. La centralità della figura del Vescovo (iudex natus) si concreta in ambito giudiziale anche quando non esercita personalmente la funzione di giudice. La sottile linea rossa che dalle origini ha sempre visto il Vescovo figura cardine nei procedimenti giudiziali non si è mai interrotta: il Tribunale Vescovile rappresenta sin dalle origini della Chiesa la porta d’accesso alle istanze di giustizia. Pertanto, il MIDI, quantunque abbia suscitato molto clamore (in Ecclesia ed extra Ecclesiam), “ricolloca”, il Vescovo (iudex natus) nell’alveo naturale che ontologicamente gli appartiene e in piena armonia con la bimillenaria tradizione ecclesiale, riconoscendogli e confermandogli quelle funzioni e competenze anche in ambito processuale matrimoniale che gli sono proprie.

Il secondo capitolo lo abbiamo suddiviso in due parti con una connotazione maggiormente teologica e giuridica. Nella prima parte abbiamo incentrato la nostra attenzione al Concilio Vaticano II che tratta dell’origine divina della potestas iudicialis del Vescovo (iudex natus) e conformemente alla Sacra Scrittura e alla Tradizione della Chiesa, afferma che i Vescovi hanno il sacro diritto e davanti al Signore il dovere di dare le leggi ai loro sudditi, di giudicare e di regolare tutto quanto appartiene all’apostolato (cfr. LG 27). Il Vescovo diocesano ha quindi nella sua Chiesa particolare la piena potestà giudiziale. Questo potere gli deriva, come ricorda Papa Francesco nella lettera apostolica Mitis Iudex Dominus Iesus, dal potere delle chiavi che il Signore ha affidato a Pietro e ai suoi successori per svolgere l’opera di giustizia e di verità nella Chiesa.

È certo che il Vescovo diocesano ha il diritto-dovere, in forza delle leggi di Dio, di giudicare coram Domino i propri fedeli. Per tale ragione il Vescovo diocesano viene chiamato nella sua diocesi iudex natus. Accanto alla connotazione unitaria dell’autorità e della sacra potestà dei Vescovi, il decreto Christus Dominus, richiama la distinzione delle funzioni nella triplice articolazione del munus docendi, sanctificandi et regendi. Il Vescovo è rivestito del munus di Cristo sacerdote, maestro e pastore. A lui spetta nella sua Chiesa l’omnis potestas richiesta dall’ufficio pastorale: ordinaria, propria e immediata. La consacrazione episcopale e la missio canonica sono fonti di questa potestas che il Vescovo esercita nella sua Chiesa a nome di Cristo e non come vicario del Romano Pontefice (cfr. LG 27). Il Romano Pontefice con la sua suprema autorità, non sopprime né diminuisce, ma rafforza e garantisce la potestà episcopale. L’origine della potestà è infatti Cristo, non il Romano Pontefice. Il Concilio ha voluto sottolineare l’origine ontologico-sacramentale della potestas, rimarcandone l’unità. Il Vescovo è legislatore nella diocesi (in modo esclusivo senza possibilità di delega). La funzione esecutiva e giudiziale viene esercitata dal Vescovo sia personalmente sia mediante altre figure. Inoltre: in forza della potestà, coloro che sono stati costituiti in autorità ecclesiale: Romano Pontefice, Concilio Ecumenico a livello universale, il Vescovo diocesano nella diocesi affidatagli[4], godono personalmente della potestà di giudicare, hanno cioè giurisdizione riguardo i propri sudditi. La potestà giudiziaria spetta al Vescovo diocesano che, assieme al Romano Pontefice, è il giudice naturale, strictu sensu, della Chiesa. L’origine divina, la comunione e la missione ecclesiale caratterizzano la potestà episcopale rispetto a quella esercitata in ogni altra società umana. Nella Chiesa vi sono diversi tipi di tribunali: per diritto divino hanno potestà di giudicar  il Romano Pontefice e i Vescovi diocesani (sono essi stessi Tribunale). Da essi dipendono i tribunali apostolici, i tribunali regionali, interdiocesani ed alcuni tribunali speciali.

Abbiamo spesso ribadito che il Vescovo è iudex natus perché tale questione è centrale nella nostra ricerca dottorale. Ricerca volta a dimostrare al lettore in maniera chiara ed esaustiva, se mai ve ne fosse bisogno, che l’esercizio della funzione giudicante del Vescovo è semplicemente stata riscoperta. Ricordiamo, infatti, che fino al 1938 il concetto di potestas iudicialis conferita dal Vescovo ad altro Tribunale rispetto al proprio era ignorato nella legislazione e nella dottrina canonistica, anche se durante l’iter di codificazione del CIC 1917 viene proposta l’introduzione dei tribunali regionali alfine di alleggerire il lavoro del Tribunale apostolico dell’allora Sacra Rota Romana. Fu Pio XI con il motu proprio Qua Cura a creare per il solo territorio italiano i tribunali regionali per la trattazione delle cause matrimoniali: le ragioni erano dettate dalla gravità della situazione. La potestà giudiziale del Vescovo, per le sole cause matrimoniali, viene così demandata ad un altro Tribunale.

Nella seconda parte del secondo capitolo abbiamo investigato gli iura et officia in ambito processuale matrimoniale del Vescovo: dal CIC 1917 fino al periodo immediatamente precedente la promulgazione del MIDI, seguendo un metodo storico-giuridico e analitico. Segnatamente va ricordato che le indicazioni riguardanti il Vescovo contenute nei canoni codiciali modificati dal MIDI si collocano non tanto sul piano procedurale quanto su quello organizzativo e delle determinazioni di fondo dell’attività giudiziaria dettate dall’Art. 1 – Il foro competente e i tribunali, can. 1673 MIDI. Il summenzionato canone rappresenta un’assoluta novità rispetto alla normativa contenuta nel CIC 1983. Il § 1 ripropone, con poche varianti legate alla materia specifica dei giudizi di nullità matrimoniale, la disposizione del can. 1419 § 1 circa il fatto che, in diocesi, il giudice nato è il Vescovo, potendo esercitare tale potestà personalmente anche nei processi matrimoniali ordinari. I paragrafi successivi del can. 1673 MIDI, afferiscono l’esistenza e le modalità operative del Tribunale diocesano per le cause di nullità di matrimonio. Il § 2 chiede di costituire in diocesi il Tribunale diocesano in perfetta sintonia con le statuizioni del MIDI. Il Vescovo ha il diritto di erigerlo. A tale riguardo, vi sono indicazioni precise per il territorio italiano, nel testo della C.E.I. del 20 luglio 2016:

“• Il Motu Proprio prevede che il “Vescovo costituisca per la sua diocesi il Tribunale diocesano per le cause di nullità del matrimonio, salva la facoltà per lo stesso Vescovo di accedere a un altro viciniore Tribunale regionale o interdiocesano” (can. 1673, § 2). Il Vescovo che intende recedere dal Tribunale regionale o interdiocesano di appartenenza lo comunica agli altri Vescovi interessati e al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. La Segnatura verifica e attesta la sussistenza delle condizioni per un adeguato funzionamento delle strutture giudiziarie. Anche nelle diocesi più piccole, il Tribunale diocesano deve avere almeno un giudice chierico, un difensore del vincolo e un notaio.

  • La costituzione dei tribunali interdiocesani all’interno della stessa Metropolia è libera, con comunicazione alla Segnatura Apostolica. La costituzione dei tribunali interdiocesani costituiti da diocesi appartenenti a Metropolie o Province ecclesiastiche differenti richiede la licenza della Segnatura Apostolica.
  • Nel caso di recesso dal Tribunale regionale di una o più diocesi, i Vescovi che intendano continuare ad avvalersi del medesimo Tribunale emettono un decreto di erezione della nuova istituzione, approvandone il regolamento e cambiandone la denominazione (da regionale a interdiocesano).
  • Si intende abrogato il can. 1439, § 1 circa la competenza della Conferenza Episcopale in tema di tribunali di seconda istanza”.

 

Se già operante o in vista di una futura erezione del Tribunale diocesano, resta per il Vescovo il dovere di formarne l’organigramma. Il § 3 non riguarda direttamente il Vescovo. Esso prevede come possibilità che il collegio giudicante, fatto salvo che il preside deve sempre essere un chierico, possa essere composto da due laici,  Il § 4 disciplina la possibilità di affidare le cause a un giudice unico chierico. Per quanto attiene il Vescovo e il Tribunale di seconda istanza, al presente, con la promulgazione del MIDI e conseguente adeguamento della C.E.I. con “Il testo, frutto del Tavolo di lavoro del 20 luglio 2016 della CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA” sono state apportate sostanziali modifiche ai canoni concernenti i tribunali di seconda istanza (can. 1673 MIDI).

Per il territorio italiano, la C.E.I., adeguandosi alla volontà del Pontefice, ha statuito che:

“• Si intende abrogato il can. 1439, § 1 circa la competenza della Conferenza Episcopale in tema di tribunali di seconda istanza.

Al terzo capitolo, infine, è stata lasciata la disamina dei nuovi e specifici iura et officia del Vescovo nel processus brevior, così fortissimamente voluti dal Legislatore Supremo con il MIDI. Le conclusioni alle quali siamo potuti pervenire sono dovute alle disposizioni contenute nel MIDI, ai Documenti e alle Dichiarazioni successive. In particolare l’ultima dichiarazione del Papa del 25 novembre 2017, atta a chiarire definitivamente alcuni aspetti de iure condendo.

Li ricordiamo in ordine cronologico:

  • Dichiarazione del Decano della Rota Romana circa la mens del Supremo Legislatore, 4.XI.2015, pubblicata in L’Osservatore Romano.

2) PONTIFICIO CONSIGLIO PER I TESTI LEGISLATIVI, Risposte particolari.

  • Papa Francesco, Rescritto, 7.XII.2015: “Le leggi di riforma del processo matrimoniale succitate abrogano o derogano ogni legge o norma contraria finora vigente, generale, particolare o speciale, eventualmente anche approvata in forma specifica (come ad es. il Motu Proprio, Qua Cura, dato dal mio Antecessore Pio XI in tempi ben diversi dai presenti)”.
  • Il Sussidio applicativo del Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus del TRIBUNALE APOSTOLICO DELLA ROTA ROMANA, Sussidio applicativo del Motu Pr. Mitis Iudex Dominus Iesus, Città del Vaticano, 2016. Papa Francesco, affinché possa esservi una corretta applicazione del MIDI ha richiamato tale Sussidio applicativo nel Proemio del Suo Rescritto del 7.XII.2015, indicandolo quale contributo offerto: “…alla formazione permanente degli operatori pastorali nei Tribunali delle Chiese locali”…(FRANCISCUS, Rescritto, Proemio, 7.XII.2015, in vatican.va e in Ius Ecclesiae 28, 1 [2016] 233).
  • Lettera di Papa Francesco al Segretario C.E.I. (CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA) del 1.06.2016.
  • Comunicato C.E.I. del 19 luglio 2016
  • Il testo, frutto del Tavolo di lavoro del 20 luglio 2016 della CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
  • Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al corso promosso dal Tribunale della Rota Romana del 12 marzo 2016
  • Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al corso di formazione per i Vescovi sul nuovo processo matrimoniale del 18 novembre 2016.
  • Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al corso promosso dal Tribunale della Rota Romana del 25 novembre 2017

Il Vescovo diocesano, alla luce della nuova normativa matrimoniale nel processo ordinario, essendo iudex natus, potrà sempre esercitare personalmente la funzione giudiziale, nei modi previsti dalla legge. Ma è nel processus brevior che non solo egli potrà, ma in alcune fasi dello stesso, dovrà, ad validitatem, esercitare personalmente la funzione giudiziale. Possiamo rappresentare allegoricamente il processo matrimoniale brevior con la forma di una piramide, alla cui base e al cui vertice vi è sempre il Vescovo diocesano.

Compete infatti al Vescovo diocesano:

  • nella fase pregiudiziale, provvedere a fornire strutture, possibilmente diocesane, curare la formazione di persone preposte a tale delicatissima funzione di accoglienza dei fedeli che hanno alle spalle un matrimonio fallito, affinché tale servizio pastorale sia efficace anche sotto un profilo giuridico (in verità tale fase di accoglienza e ascolto è propedeutica a tutti i potenziali processi matrimoniali);
  • valutare personalmente o con l’ausilio del vicario giudiziale o di persona quantomeno vere peritus in diritto matrimoniale, il libello (o domanda) con il quale è stata richiesta la nullità matrimoniale. In caso di vedute difformi tra l’eventuale vicario giudiziale (del Tribunale diocesano, interdiocesano o regionale) ed il Vescovo diocesano, circa l’ammissione al processo ordinario o quello brevior, al Vescovo diocesano spetterà la decisione ultima.
  • L’istruttoria del processo brevior potrà essere curata personalmente dal Vescovo diocesano, sempre, però, coadiuvato dal vicario giudiziale o da un istruttore e da un assessore (con funzione di consigliere), presenti il difensore del vincolo ed il notaio.
  • Ladecisione da pronunciare coram Domino, è sempre e solo del Vescovo diocesano. Due, infatti, sono le condizioni sine qualibus non solo non potrà esservi un pronunciamento giudiziale valido, ma addirittura non potrà nemmeno avviarsi il processo brevior. Esse sono: l’episcopato l’essere capo di una comunità diocesana.). Se manca una delle due condizioni il processo breviore non può aver luogo. L’istanza deve essere giudicata con il processo ordinario. “4. La competenza esclusiva e personale del Vescovo diocesano, posta nei criteri fondamentali del processo breviore, fa diretto riferimento alla ecclesiologia del VaticanoII, che ci ricorda che solo il Vescovo ha già, nella consacrazione, la pienezza di tutta la potestà che è ad actum expedita, attraverso la missio canonica

La certezza morale. Per quanto attiene la certezza morale se ne occupa l’art. 12 del MIDI. Sia il processo ordinario che quello breviore sono processi di natura prettamente giudiziale, il che significa che la nullità del matrimonio potrà essere pronunciata solo qualora il giudice consegua la certezza morale sulla base degli atti e delle prove raccolte. Tenuto conto della specificità del processus brevior che prevede l’intervento personale del Vescovo diocesano, il quale, in assenza della certezza morale esigita, non può emanare una sentenza negative, rinviando, invece, al processo ordinario l’accertamento della validità del vincolo matrimoniale, riteniamo che vengano superati gli inviti formulati, in varie epoche, dal CIC 1917, dai consultori del CIC 1983, dalla Dignitas connubi e le perplessità della dottrina circa l’intervento personale del Vescovo in ambito processuale matrimoniale. Ricordiamo anche che sia si tratti di processo ordinario che breve, tranne che nel caso di appello, è stato abolito l’obbligo della doppia decisione conforme, il tutto in una prospettiva di economia processuale.

Al termine del presente lavoro, desidero innanzitutto ringraziare il Signore per avermi chiamato alla vita attraverso i miei genitori, e in essa per il dono del Sacerdozio: oggi essi, dalla “finestra del cielo” gioiscono con tutti noi per questo traguardo raggiunto.

E’ doveroso ringraziare: il Vescovo della mia Diocesi di Tivoli Mons. Mauro Parmeggiani per avermi dato l’opportunità di proseguire gli studi in Diritto Canonico; il Moderatore prof. Miroslav K. Adam, O.P., che con la sua preparazione ed esperienza accademica – già rettore della PUST-, durante tutto il tempo della stesura della tesi, mi ha incoraggiato, sostenuto e accompagnato lungo i meandri della scienza e della conoscenza giuridica, facendomi apprezzare ogni giorno sempre di più, quanto oggi sia importante lo studio per meglio essere a servizio nella Chiesa; Mons. Dr. Alejandro W. Bunge – uditore della Rota Romana – quale esperto del tema di cui trattasi la presente tesi dottorale, per averne accettato il ruolo di Censore, e professionalmente curatone la correzione; non da ultimo il prof. Michael Karragher Decano della PUST ed i docenti della facoltà di Diritto Canonico che in questi anni hanno curato la mia formazione giuridica, fino ad arrivare alla discussione della tesi dottorale. Infine  – conclude don Saccà – voglio ringraziare quanti in questo tempo mi sono stati vicini in modo fraterno sostendomi e incoraggiandomi.”

AD MAIOREM DEI GLORIAM MMXIX

 

 

 

 

 

 

Grosso albero interrompe la provinciale Subiaco-Jenne, immediati gli interventi di sgombero

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Jenne 19/02/2019 – Non sembra esserci pace per la strada provinciale Subiaco Jenne che tuttora è interessata da fitti banchi di nebbia. Questa notte, nel tratto situato nei pressi dell’area Monte Pecoraro è avvenuto il distacco di un grosso albero che ha invaso la sede stradale bloccando di fatto la circolazione. Immediatamente l’amministrazione comunale ha richiesto l’intervento della Provincia che già da questa mattina presto ha iniziato ad effettuare i lavori di sgombero. Lo scuolabus con gli studenti di Jenne e diverse vetture che percorrevano la strada in entrambe le direzioni sono rimasti bloccati per un pò, e poco fa la circolazione è tornata alla normalità. Si consiglia comunque procedere con la massima cautela.

 

(Foto: M.A. Coriddi)