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La ricorrenza del Corpus Domini a Jenne

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JENNE –  Il Corpus Domini, anche noto come Corpus Christi o Festa del Corpo di Cristo, è una festività cristiana che celebra la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù Cristo nell’Eucaristia.

La festa del Corpus Domini ha avuto origine nel XIII secolo a seguito delle visioni di una monaca agostiniana belga di nome Giuliana di Cornillon. La suora ebbe una visione in cui le venne rivelato di istituire una festa in onore del corpo di Cristo nell’Eucaristia. Nel 1264, Papa Urbano IV emise una bolla pontificia chiamata “Transiturus” che istituiva ufficialmente la festa del Corpus Domini per l’intera Chiesa cattolica.

La festa del Corpus Domini viene celebrata il giovedì successivo alla domenica della Santissima Trinità, che cade 60 giorni dopo la Pasqua. Durante la celebrazione, viene svolta una processione solenne in cui il Santissimo Sacramento, ovvero l’ostia consacrata, viene portato in giro per le strade o all’interno delle chiese. Questa processione è spesso accompagnata da canti, preghiere e rappresentazioni religiose.

qUESTA RICORRENZA  è considerata un momento importante per rafforzare la fede nella presenza di Cristo nell’Eucaristia e per rendere omaggio al sacramento dell’altare. È una celebrazione particolarmente significativa nella tradizione cattolica, e molte comunità organizzano eventi speciali e decorano le strade con tappeti di fiori per accogliere la processione.

A Jenne doppio appuntamento: questa mattina con la Santa Messa e pomeriggio con la tradizionale processione per le vie del paese, di seguito il dettaglio evento:

 

Da Roma a Jenne, la storia di Federico e Valentina approda sugli schermi di Rai tre

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Jenne – Oggi alle ore 12.45 su Rai tre sarà trasmesso un interessante servizio sulla storia di Federico e Valentina Massimi, che hanno lasciato tutto per trasferirsi a Jenne. Federico era un affermato ingegnere di una multinazionale, e nel contesto del covid insieme alla sua Valentina ed ai figli Matteo e Adele lasciano via di Grottaperfetta a Roma per trasferirsi a Jenne. Di qui le squisitezze el prelibato Forno di Nonna Mirella tornano a far rivivere l’antica struttura che fortemente che ha visto sottoscrivere lo scorso anno il  il contratto ufficiale di concessione per la gestione dell’antico forno comunale di Jenne. A sottoscriverlo con emozione il sindaco Giorgio Pacchiarotti e Federico Massimi owner de “Il forno di Nonna Mirella”. C’è tanta storia in quel luogo che nel corso degli anni ha sprigionato profumi di buono, di autenticità, di genuinità e di tanti ricordi conservati nel cassetto. Una storia antica, che ha visto tante generazioni entrare in quel forno icona del borgo.

E così la famiglia Massimi, jennese doc, ha deciso con questo accordo di raccogliere una importante eredità familiare, comunitaria ed identitaria investendo così nel borgo tipico che è una vera e propria eccellenza nella Valle. Molte infatti le potenzialità turistiche jennesi, alle quali ora si abbina il gusto del buono, sapientemente prodotto dal Forno di Nonna Mirella noto ormai in tutta Italia. “E’ una sfida – spiega Federico Massimi – ed un esempio di come si possa fare impresa anche lontano dalle grandi città pur essendo collegati con tutto il mondo attraverso il nostro e-commerce.”

I lavori per la ristrutturazione del forno sono stati ultimati a tempo di record , oltre ad aprire al pubblico il punto vendita, ha avuto inizio anche la produzione dolciaria che si è trasferita da Roma a Jenne.

Settantasette anni fà nasceva la Repubblica Italiana: la storia

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Jenne 2 giu 2023 – Oggi ricorre il 77mo anniversario della istituzione della Repubblica Italiana.

Il 2 giugno 1946 si svolse infatti  il referendum sulla forma istituzionale dello Stato, che con il voto popolare condusse alla nascita della Repubblica e alla elezione di un’Assemblea Costituente, a conclusione di un complesso periodo di transizione segnato dalle azioni di movimenti e partiti antifascisti e dall’avanzata degli alleati in un Paese diviso e devastato dalla guerra.

Istruzioni su Come si votaGli italiani, e per la prima volta le italiane, convocati alle urne per scegliere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere i deputati dell’Assemblea Costituente cui spetterà il compito di redigere la nuova carta costituzionale, furono chiamati a cooperare  alla fondazione di una idea di cittadinanza repubblicana che trovò nella Costituzione una delle massime espressioni.

Esaurito il ventennio di dittatura fascista, per la prima volta la società italiana viveva l’esperienza di libere elezioni a suffragio universale maschile e femminile, seppure in un Paese allora ancora profondamente diviso sulla questione istituzionale.

Esisteva una spaccatura profonda, fortemente disegnata su basi geografiche, tra il Nord a maggioranza repubblicana ed il Sud a maggioranza monarchica,  nonostante che gli eventi dell’ultimo ventennio –  ed in particolare la sconfitta, il proclama di armistizio reso noto l’8 settembre 1943 dal Capo del Governo Pietro Badoglio, la fuga dalla Capitale dei vertici militari, dello stesso Badoglio, del Re Vittorio Emanuele III e di suo figlio Umberto, lo stato delle forze armate italiane lasciate allo sbando, la guerra civile che divideva l’Italia – avessero oramai reso improrogabile la scelta di una profonda cesura con il passato.

La questione istituzionale emergeva con forza e imponeva l’ esigenza di superare Scheda elettorale per il referendumdrasticamente un modello  politico-culturale che affidava alla continuità dinastica della monarchia sabauda la tutela ed il mantenimento dei valori nazionali più tradizionali e conservatori.

Il 9 maggio 1946 il re Vittorio Emanuele III (cui si imputava la responsabilità di avere consentito l’irrompere del fascismo) abdicò in favore del figlio Umberto, già nominato Luogotenente nel giugno 1944. Una decisione rivelatasi sin dal suo nascere tardiva e assolutamente inadeguata rispetto alle aspettative dei partiti aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale.

Fu questo il periodo in cui un anelito di libertà e progresso si andarono diffondendo in Italia. Cancellate le “leggi fascistissime” – che avevano consentito la liquidazione di tutti i partiti all’infuori di quello fascista,  lo scioglimento dei sindacati socialisti e cattolici, la soppressione della libertà di stampa, fino alla trasformazione di fatto dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia in uno stato autoritario -, risorsero le organizzazioni politiche e sindacali, i giornali si moltiplicarono con la creazione di nuove testate, le associazioni culturali ripresero vita.

 

Lo spoglio delle schede del ReferendumL’affluenza al voto fu altissima.

Nel 1946 gli aventi diritto al voto erano 28 milioni (28.005.449), i votanti furono quasi 25 milioni (24.946.878), pari all’89,08%. I voti validi 23.437.143, di questi 12.718.641 (pari al 54,27%) si espressero a favore della Repubblica, 10.718.502 (pari al 45,73%) a favore della Monarchia.

I giornali, e il dato è confermato dai risultati diramati dal Ministero dell’Interno, registravano un’affluenza alle urne che di provincia in provincia variava dal 75% al 90% degli aventi diritto.

Nella realtà, guardando alla concretezza dei numeri, la frattura dell’elettorato sulla questione istituzionale fu radicale. Le ragioni furono certamente fondate sulle incognite politiche e socio-economiche che la scelta repubblicana per molti rappresentava, ma anche legate alle disparità con cui la dura esperienza della guerra aveva toccato le diverse zone del Paese e i diversi strati della popolazione, oltre che dettate dal radicamento di una istituzione comunque identificata da molti con la propria idea di nazione.
Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avvenne in un clima di tensione, tra polemiche sulla regolarità del referendum, accuse di brogli, polemiche sulla stampa, ricorsi e reclami.

In virtù dei risultati ed esaurita la valutazione dei ricorsi, il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò in modo ufficiale la nascita della Repubblica Italiana.

L’Italia cessava di essere una monarchia e diventava una Repubblica.

 

Prima pagina del Corriere della seraIl 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l’Assemblea costituente. Il risultato elettorale vide l’affermazione dei tre grandi partiti di massa: la Democrazia cristiana conquistava la maggioranza relativa dell’Assemblea (35,21 %), mentre il Partito socialista e il Partito comunista raggiungevano insieme il 39,61 %. I tre maggiori partiti ottenevano complessivamente circa il 75% dei suffragi. Si affermavano le forze politiche legate alla tradizione popolare del movimento cattolico e del movimento socialista. Le elezioni evidenziavano anche il massiccio ridimensionamento delle forze di ispirazione liberale, che sino all’avvento del fascismo avevano dominato la vita politica nazionale.

 

 

 

 

Dai giornali affissi al muro alcuni apprendono il risultato elettorale del ReferendumLe donne ebbero un ruolo ed un peso determinanti, votarono infatti 12.998.131 donne, contro 11.949.056 di uomini.

Già all’inizio  del 1945, con il Paese diviso dalla Linea Gotica ed il Nord sottoposto all’occupazione tedesca, il Governo Bonomi aveva emanato un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23), in  risposta alla forte mobilitazione delle associazioni femminili interessate al voto : il Comitato femminile della Democrazia Cristiana – CIF, l’Unione Donne Italiane – UDI, il Gruppo femminile del Partito Repubblicano, la Federazione Italiana Laureate Diplomate Istituti Superiori – FILDIS, i Gruppi femminili degli altri partiti aderenti al Comitato di Liberazione Nazionale.

In realtà il voto del 2 giugno costituiva il punto di approdo di un processo di transizione che in Italia si era avviato già  a partire dalla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943.

Il processo di liberazione dalla occupazione tedesca e la ripresa democratica con i governi del CLN, che guidarono il Paese fin dalla primavera del 1944, vennero subito a coagularsi attorno ai due obiettivi fondamentali : la soluzione della questione istituzionale e l’approvazione della nuova Costituzione da parte di un’assemblea liberamente eletta.

In un primo momento, il 25 giugno 1944, pochi giorni dopo la liberazione di Roma, il Governo Bonomi stabiliva che alla fine della guerra sarebbe stata eletta a suffragio universale, diretto e segreto, un’assemblea Costituente per scegliere la forma dello Stato e dare al Paese una nuova costituzione (DLLgt 151\ 1944).

Successivamente, il 16 marzo 1946, il governo De Gasperi, dopo aver sancito il suffragio universale e  riconosciuto il diritto di voto alle donne, integrava e modificava la normativa precedente, limitando i poteri dell’Assemblea Costituente alla stesura della nuova Carta fondamentale, affidando ad un referendum popolare la decisione sulla forma istituzionale dello Stato ed aggiungendo che, qualora la maggioranza degli elettori votanti si fosse pronunziata a favore della Repubblica, l’Assemblea Costituente, come suo primo atto, avrebbe eletto il Capo Provvisorio dello Stato (DLLgt 98\1946). Nello stesso giorno  il Governo definiva le norme che regolavano le votazioni per il referendum e l’Assemblea Costituente da eleggersi con sistema proporzionale. La legge elettorale del 23 aprile 1946 suddivideva l’Italia in 32 collegi elettorali, nei quali eleggere 573 deputati (in realtà ne sarebbero stati eletti 556, poiché non vennero effettuate elezioni nell’area di Bolzano e nel collegio Trieste e Venezia Giulia – Zara, ancora sottoposte alla giurisdizione del Governo Militare Alleato), e affidava alla Corte di Cassazione il controllo e la proclamazione dei risultati.

Seduta inauguraleÈ in questo clima che maturò la concessione del voto alle donne e il 2 giugno 1946 tutte le donne italiane poterono recarsi alle urne ed essere elette in elezioni politiche.

Sui banchi dell’Assemblea Costituente sedettero le ventuno “prime parlamentari”, denominate, allora, “Madri Costituenti”, assai attente a non deludere le  speranze delle italiane, comprese le aspettative delle donne che da partigiane, staffette, antifasciste avevano contribuito alla Liberazione. Delle Costituenti,  nove provenivano dalla DC (Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici Agamben, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra Verzotto, Vittoria Titomanlio), nove dal PCI (Adele Bej Ciufoli, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi), due dal PSIUP (Angelina Merlin e Bianca Bianchi) ed una dal partito dell’Uomo Qualunque (Ottavia Penna Buscemi). Cinque di loro sarebbero entrate nella “Commissione dei 75”, incaricata di scrivere la Carta costituzionale : Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti.

Trent’anni più tardi, Nilde Jotti sarebbe stata la prima donna a ricoprire, per tre legislature, dal 1979 al 1992, la carica di Presidente della Camera dei deputati, una delle cinque più alte cariche dello Stato mai ricoperte precedentemente da una donna.

 

“E le italiane – avrebbe scritto Tina Anselmi, ricordando il 2 giugno – fin dalle prime elezioni, parteciparono in numero maggiore degli uomini, spazzando via le tante paure di chi temeva che fosse rischioso dare a noi il diritto di voto perché non eravamo sufficientemente emancipate. Non eravamo pronte. Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini. E tuttora vedo con dispiacere che per noi gli esami non sono ancora finiti. Come se essere maschio fosse un lasciapassare per la consapevolezza democratica !”;

I giorni, estremamente confusi e drammatici, immediatamente successivi alla proclamazione dei risultati del referendum, videro l’assunzione da parte di Alcide De Gasperi dei poteri di Capo provvisorio dello Stato (nella notte fra il 12 ed il 13 giugno), la partenza di Umberto II dall’Italia per l’esilio in Portogallo (il 13 giugno) e la proclamazione definitiva dei risultati da parte della Corte di Cassazione (il 18 giugno).

“Il Consiglio dei Ministri – si legge nel Comunicato redatto in chiusura della seduta del 10 giugno – riafferma che la proclamazione dei risultati del Referendum, fatta il 10 giugno dalla Corte di Cassazione nelle forme e nei termini dell’art. 17 del Decreto Legislativo Luogotenenziale 23 aprile 1946, n. 219, ha portato automaticamente alla instaurazione di un regime transitorio durante il quale, fino a quando l’Assemblea Costituente non abbia nominato il Capo provvisorio dello Stato, l’esercizio delle funzioni del Capo dello Stato medesimo spetta “ope legis” al Presidente del Consiglio in carica. Tale situazione costituzionale, creata dalla volontà sovrana del popolo nelle forme previste dalle leggi luogotenenziali, non può considerarsi modificata dalla comunicazione odierna di Umberto II al Presidente del Consiglio. Il Governo, sapendo di poter contare sul senso di responsabilità di tutti gli organi dello Stato, rinnova il suo appello ai cittadini perché, nel momento attuale, decisivo per le sorti del Paese all’interno come nei rapporti internazionali, lo sorreggano concordemente con la loro vigile disciplina e il loro operante patriottismo, nel compito di assicurare la pacificazione e l’unità nazionale”.

Prima pagina del Corriere della Sera - De Nicola Capo provvisorio dello StatoIl 25 giugno 1946 iniziarono anche i lavori della Costi­tuente, la quale, il 28, elesse Enrico De Nicola – giurista, esponente della cultura politica liberal-democratica e presidente della Camera dal 1920 al 1923 – a Capo provvisorio dello Stato e circa quindici giorni dopo votò la fiducia al secondo governo De Gasperi, sostenuto dai tre maggiori partiti (DC, PCI, PSI).

 

 

Lutto per la scomparsa di Nadia Khmara, madre del parroco di Jenne don Pietro

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All’età di 77 anni, dopo lunga malattia cristianamente sopportata  è venuta a mancare in Ucraina la signora

                                                     NADIA KHMARA

lascia il figlio Don Pietro, 0parroco di Jenne ed i familiari tutti.

Jenne, 29 maggio 2023

Il sindaco Giorgio Pacchiarotti, il vice sindaco Cristiano Lauri, l’amministrazione comunale tutta a nome dell’intera comunità jennese partecipano con profonda vicinanza e cordoglio al lutto che ha colpito il parroco DON PIETRO per la scomparsa della cara mamma.

A Don Pietro, che si trova attualmente in Ucraina per la celebrazione delle esequie, giunga il forte abbraccio di tutti.

 

Skorbota pro znyknennya Nadiyi Khmary, kokhanoyi materi parokha Yenne Don Pʺyetro

Na 77 rotsi zhyttya pislya tryvaloyi, po-khrystyyansʹky perenesenoyi khvoroby, zhinka vidiyshla u vichnistʹ v Ukrayini.

                                                  NADIYA KHMARA

vin zalyshaye svoho syna dona P’yetro, parafiyalʹnoho svyashchenyka Yenne ta vsikh chleniv rodyny.

Dzhenni, 29 travnya 2023 r

Mer Dzhordzhio Pakk’yarotti, vitse-mer Kristiano Lauri, munitsypalʹna administratsiya vid imeni vsiyeyi hromady Yennese z hlybokoyu blyzʹkistyu ta spivchuttyam berutʹ uchastʹ u zhalobi, yaka vrazyla parafiyalʹnoho svyashchenyka DON P’YETRO u zv’yazku zi znyknennyam yoho dorohoyi materi.

Donu P’yetro, yakyy zaraz perebuvaye v Ukrayini na svyatkuvanni svoho pokhoronu, vsi posylayutʹ mitsni obiymy.

Antonio Fogazzaro nella storia de: “Il Santo”: protagonista Jenne e Valle dell’Aniene

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Jenne – Antonio Fogazzaro è stato un importante scrittore italiano, nato il 25 marzo 1842 a Vicenza ed ivi deceduto il 7 marzo 1911. È noto soprattutto per i suoi romanzi, che affrontano temi come l’amore, la religione e la politica. Fogazzaro è considerato un autore di transizione tra il romanticismo e il simbolismo. Tra le sue opere più famose vi è il romanzo “Il piccolo mondo antico” (1895), ambientato nella provincia veneta durante l’epoca del Risorgimento. Questo romanzo racconta la storia d’amore impossibile tra un ufficiale dell’esercito italiano e una donna di origine austriaca. Un’altra opera significativa di Fogazzaro è “Piccolo mondo moderno” (1901), seguito de “Il piccolo mondo antico”, in cui l’autore esplora i cambiamenti sociali e politici che avvengono in Italia alla fine del XIX secolo. Fogazzaro era anche un fervente cattolico, e la sua fede religiosa ha influenzato gran parte della sua produzione letteraria. In opere come “Malombra” (1881) e “Il Santo” (1905), affronta temi spirituali e morali. La figura di Antonio Fogazzaro è ancora apprezzata nella letteratura italiana e la sua produzione continua ad essere studiata e letta oggi.

 

 

 

FOGAZZARO E JENNE NELLA STORIA DE “IL SANTO”

Nel 1905, lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro (1842-1911) pubblicò il romanzo “Il Santo”. La storia racconta l’ascesi mistica di Piero Maironi, che, dopo una vita dissoluta, fugge dal mondo per diventare monaco benedettino e pregare, lavorare, meditare, espiando le sue colpe nella pace e nell’isolamento del convento; screditato e osteggiato dalle autorità ecclesiastiche per le sue idee di rinnovamento, sarà costretto a lasciare il suo rifugio, morendo a Roma. Il romanzo fu messo all’Indice dei libri proibiti dalla reazione antimodernista di Papa Pio X.
La storia si svolge quasi interamente a Jenne e Subiaco, ma non mancano riferimenti ad altri piccoli centri della Valle dell’Aniene e alla valle stessa, rigogliosa e immersa nel silenzio.
Lo scrittore visitò i luoghi, prima di descriverli. Nel 1903, infatti, scrisse all’amico Tommaso Gallarati Scotti: “Per maggio o giugno medito un breve soggiorno a Subiaco” e, ancora: “Oggi sono andato a piedi sino a Jenne, una passeggiata di cinque buone ore, fra l’andata e il ritorno, per la selvaggia valle dell’Aniene. Che miseria di paese e che gentilezza di sangue!”.

Dal romanzo:
“L’orizzonte ardeva, dietro il prossimo Subiaco, sulla obliqua fuga dei monti Sabini che da Rocca di Canterano e Rocca di Mezzo vanno verso Rocca San Stefano. Subiaco, l’aguzza catasta di case e casupole grigie che si appunta nella Rocca del Cardinale, si era velata di ombra; non si moveva fronda degli ulivi affollati a tergo della villetta rossa dalle persiane verdi, ritta in testa dello scoglio tondo cui la pubblica via cinge al piede; non si moveva fronda della gran quercia pendente al suo fianco, sopra il piccolo oratorio antico di S. Maria della Febbre. L’aria, odorata d’erbe selvagge e di pioggia recente, spirava fresca da Monte Calvo. Erano le sette e un quarto. Nella conca bella che l’Aniene riga le campane suonarono; prima la grossa di Sant’Andrea, poi le querule di Santa Maria della Valle e in alto, a destra, dalla chiesetta bianca presso la grande macchia, quelle dei Cappuccini, poi altre ancora, lontane”.
[…]

“L’abate Marinier intendeva recarsi l’indomani a Santa Scolastica e al Sacro Speco; poi, forse, ritornare a Roma per Olevano e Palestrina, una via nuova per lui. Chi gliela poteva indicare di
lì? Gliela indicò don Clemente. Era la stessa che aveva percorso venendo da Subiaco. Passava lì sotto, valicava l’Aniene poco piùa sinistra, sul ponte di S. Mauro, volgeva a destra, saliva verso i
monti Affilani, là di fronte. L’aria veniva, odorata di boschi, dalla gola stretta ond’esce il fiume sonoro sotto i Conventi. Il cielo era coperto, salvo sul Francolano. Là sopra il gran monte nero tremolavano due stelle. Minucci le mostrò a di Leynì. «Guardi» diss’egli «quelle due stelline come sfavillano! Dante le direbbe le fiammelle di San Benedetto e di Santa Scolastica che sfavillano
vedendo nell’ombra un’anima simile ad esse.”
[…] “Il rombo dell’Aniene, questo? No, il ruggito dell’Abisso trionfante. Non credeva interamente a quello che vedeva, a quello che udiva, ma tremava come una festuca nel vento e le miriadi di spilli gli camminavano per tutta la persona. Cercò svincolar i piedi dai viluppi di serpi, non gli riuscì. Dal terrore alla collera: «devo potere!» esclamò, forte. Dalla gola fosca di Jenne gli rispose il sordo rumor del tuono. Guardò a quella volta. Un lampo aperse le nubi sopra il negrore del monte Preclaro e sparì. Benedetto si provò di levar i piedi dalle serpi e ancora la leonina voce del tuono lo minacciò”.
[…] “Oltrepassata la croce, montarono in faccia al cielo aperto, fra i dorsi verdi pendenti alla conca romita di Jenne, incoronata là di fronte dalla povera greggia di casupole che il campanile governa. Giovanni era stato a Jenne altre volte e non gli parve diversa perché ora vi dimorasse un Santo e vi si operassero miracoli. Sua moglie, che ci veniva per la prima volta, ebbe l
’impressione di un luogo spirante raccoglimento religioso per quel senso di altezza non suggerito da vedute lontane, per quel cielo profondo dietro il villaggio, per la solitudine, per il silenzio”.

Jenne e Montegalda, si rafforza l’amicizia: incontro a Roma di Nardin con Pacchiarotti e Lauri

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JENNE   – Si è svolto ieri sera a Roma un proficuo incontro-confronto al quale hanno presenziato il sindaco di Montegalda e presidente della Provincia di Vicenza Andrea NARDIN, con il sindaco di Jenne Giorgio PACCHIAROTTI ed il vice sindaco del medesimo comune Cristiano LAURI.

L’occasione romana è stata propizia per rafforzare ulteriormente il legame tra le due realtà: quella jennese con Montegalda e per il comune denominatore del grande Antonio Fogazzaro. Di recente, come noto infatti il comune di Montegalda ha ricevuto la delegazione di Jenne in una due giorni vissuta con grande entusiasmo e nel quale è stato sottoscritto lo scorso 25 Aprile, l’atto di gemellaggio. In settembre  è prevista la visita a Jenne del sindaco Nardin e delegazione dappresso.

“Il gradito incontro con il collega sindaco Nardin – ha affermato il sindaco Pacchiarotti – con caratterizzazione conviviale, è stato un ulteriore tassello rafforzativo nel legame tra le due realtà, distanti a livello chilometrico ma ormai molto vicine nella condivisione di iniziative culturali e programmatiche come il concorso fotografico tuttora in atto. Saremo pertanto particolarmente lieti di accogliere  nella visita di settembre, il nostro comune gemellato con gli onori che merita”.

“Siamo certi – ha affermato invece il vice sindaco Cristiano Lauri – che queste iniziative portino un accrescimento reciproco tra realtà legate da storia, cultura letteraria e per l’appunto sulle orme del grande Fogazzaro. E’ stata per noi una emozione visitare i luoghi in cui visse lo scrittore letterato”.

Ad maiora!

Jenne tra i fiori, piantumate oltre duemila piante di begonie

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JENNE 9 mag 2023 – Gran bella iniziativa a Jenne che ora splende tra i fiori. Sono state messe a dimora oltre duemila piantine di begonie rosse, bianche e rosa che l’azienda Ortoflorovivaistica di Remo di Meo a Nettuno ha voluto donare alla intera comunità. E dopo il loro arrivo subito in azione le volontarie che le hanno predisposte nei vari ciotoli e vasi che da sempre colorano e profumano il bel borgo perla della Valle Aniene.

Il progetto di piantumazione ha riguardato tutto il territorio compreso il cimitero, e numerose piantine sono state consegnate anche alle famiglie con lo scopo di abbellire a tema begonie finestre, spiazzi e balconi.

Il sindaco Giorgio Pacchiarotti e l’amministrazione comunale tutta ha espresso un sincero ringraziamento indirizzato a questa azienda per il bellissimo dono ed alle volontarie che instancabilmente per più giorni sono state in continua azione nelle attività. Ora Jenne splende nuovamente tra i fiori, e vi aspetta!

 

 

 

Aiuti economici per le utenze domestiche di energia elettrica

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Jenne 2 mag 2023 – E stato istituito un Fondo regionale per il rincaro energia, per l’attribuzione di aiuti economici una tantum in favore dei nuclei familiari, per il pagamento delle utenze domestiche di energia elettrica.
Possono presentare istanza di partecipazione per accedere agli aiuti economici di cui al presente avviso i soggetti privati in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere residente iscritto all’anagrafe dei Comuni afferenti al territorio del distretto sociosanitario RM 5.4 di cui alla DGR Lazio n. 660 del 2017., tra cui il comune di Jenne
  • essere in possesso di un’attestazione ISEE in corso di validità, il cui valore non sia superiore a 25 mila Euro;
  • titolarità di un’utenza domestica di energia elettrica o che ne sia titolare uno dei componenti del nucleo familiare rilevante ai fini ISEE.

L’entità dell’aiuto economico una tantum è pari a euro 150,00 (centocinquanta/00) ed è cumulabile con altre agevolazioni volte a far fronte all’eccezionale aumento dei prezzi dell’energia.
Le domande di partecipazione dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del giorno 09 GIUGNO 2023.

di seguito ai link scaricabili e/o consultabili per

Emozione a Montegalda, firmato il gemellaggio ufficiale con Jenne

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Montegalda (Vi) 25 Aprile 2023 – Questa mattina presso la sala consiliare del comune si è svolta in un clima di grande emozione e partecipazione, la cerimonia ufficiale per la firma del gemellaggio tra il comune di Jenne e quello di Montegalda. Il sindaco Andrea Nardin a nome della intera comunità ha rivolto un caloroso ed affettuoso saluto di benvenuto alla delegazione del comune di Jenne. Il primo cittadino ha spiegato al numeroso pubblico presente in sala le motivazioni che hanno portato alla firma di questo gemellaggio che assume una portata storico- culturale. Il sindaco di Jenne Giorgio Pacchiarotti, dopo aver consegnato un omaggio alla città, ha ringraziato la comunità di Montegalda per l’accoglienza e per la condivisione di intenti rispetto a questo atto ufficiale che non è altro che l’inizio di una proficua collaborazione suggellata da un patto di amicizia. Particolarmente toccante è stata la lettura della pergamena che è stata poi sottoscritta da entrambi i sindaci. Durante la prossima estate il comune di Montegalda con una sua delegazione ricambierà la visita ufficiale presso Jenne. I due comuni come già annunciato in precedenza sono legati da Antonio Fogazzaro scrittore e filosofo che ebbe la sua dimora proprio nella bella località del vicentino e per appunto Montegalda. Lo stesso Fogazzaro ebbe a trascorrere periodi nell’alta valle dell’aniene e con particolare riferimento di sua considerazione ed affezione verso il comune di Jenne  dove trasse ispirazione per la sua cultura letteraria. Dopo l’accoglienza di ieri con una visita guidata presso Vicenza e una conviviale la delegazione di Jenne continuerà a partecipare a tutte le celebrazioni della giornata odierna che sono state organizzate a Montegalda in collaborazione con la Pro loco. Ad maiora.

 

Gemellaggio: “accoglienza in grande stile a Montegalda per la delegazione jennese”

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MONTEGALDA (VI)  24 APR 2023 – La delegazione di Jenne è stata accolta con tutti gli onori dal sindaco di Montegalda Andrea Nardin e dall’Assessore Roberto Tonello. Dopo i saluti di rito, il sindaco Giorgio Pacchiarotti unitamente al vice sindaco Cristiano Lauri in compagnia di Federico e Valentina (cultori e produttori di prodotti tipici jennesi) e del presidente della Pro Loco di Jenne Giovanni Proietti,  sono stati condotti a Vicenza con visita guidata.  Qui dopo un giro per la città la visita a Villa Valmarana ai Nani  ove visse Antonio Fogazzaro e laddove lo scrittore visse una parte importante della sua vita e dove scrisse “Piccolo mondo moderno”.

Questa sera è prevista una conviviale di pregemellaggio e domani mattina la cerimonia ufficiale alle ore 11.oo presso la sala Consiliare del Comune di Montegalda. Ad maiora.

 

 

 

 

Villa Valmarana ai nani è divenuta nei secoli un polo di grande attrazione, soprattutto grazie alla disponibilità dei proprietari ad aprire le sue porte ai visitatori.

J.W. Goethe, nel suo Tagebuch (24 settembre1786) parla dello stile naturale e sublime del Tiepolo nelle due parti della Villa; egli fu il primo a intuire che l’opera pittorica era attribuibile a due differenti mani. A Giambattista, lo stile sublime della Palazzina e al figlio Giandomenico lo stile naturale della Foresteria.

Antonio Fogazzaro, marito di Rita Valmarana, fa delle stanze della Palazzina, lo sfondo di“Piccolo Mondo Moderno”.

Guido Piovene, figlio di Stefania Valmarana, nell’opera completa sui Tiepolo, scrive una magnifica introduzione incentrata sulla Villa dal titolo “La metafisica dei sensi” (1968).

 

Visitatore abituale era anche Goffredo Parise che pare si sia ispirato al Senatore Giustino Valmarana per il protagonista de “Il prete bello”.

 

Nelle firme e nelle foto raccolte in Villa, vi sono regnanti, grandi industriali, politici, intellettuali ed artisti come la Regina Madre di Inghilterra, il re del Belgio Alberto II con la moglie Paola, i reali di Olanda, Svezia e Danimarca, Albert Camus, Paul Morand, Truman Capote, Salvator Dalì, Peggy Guggenheim, Cesare Pavese, Ignazio Silone, Frank Sinatra, Cesare Zavattini e Luchino Visconti.

Gli affreschi dei Tiepolo di Villa Valmarana sono stati negli anni al centro di numerosissimi studi di storici dell’arte quali Pompeo Molmenti (1881), H. Modern (1902), E. Sack (1910), G. Fiocco (1926), W. Arslan (1936), H. W. Hagelmann (1940), M. Goering (1942), R. Pallucchini (1944).

Va qui ricordato in special modo il critico Antonio Morassi che nel 1941 riconosce ufficialmente e in maniera definitiva la paternità degli affreschi, partendo dalla profonda differenza tra i soggetti delle parti del complesso. Si accorge che la data riportata nel cartiglio dell’affresco del “Mondo novo” della Foresteria è 1757 e non 1737, come si credeva fino ad allora. E se nel 1737 Giandomenico, nato nel 1727, non avrebbe potuto affiancare suo padre, nel 1757, a 30 anni, fu certamente in grado di realizzare quello che universalmente è considerato il capolavoro della sua vita.