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Jenne, prosegue l’ estate in grande stile 2024

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JENNE  – Tanta vita nel bel borgo, perla della Valle Aniene: un susseguirsi di iniziative caratterizza la lunga estate tra musica, spettacolo, tradizioni e tanta, tanta partecipazione popolare. Ogni momento delle giornate estive è caratterizzato da qualcosa: escursioni guidate, spettacolo, convivialità… un mix di emozioni.  Ieri per la festa di San Rocco un trenino itinerante è stata la gioia per grandi e piccini, poi spazio alla tradizione con la cerimonia del “Fiore” di San Rocco quest’anno assegnato al gruppo volontari donatori Sangue coordinato da Cinzia Puliti, Corrado Armeni ed Egidio Pacchiarotti.

Ma poi la banda “Filiberto Massimi” che regala speciali concerti resi ancorpiù suggestivi dal 45mo anniversario dalla sua ricostituzione. In 60 tra attuali e vecchi componenti hanno regalato forti emozioni al borgo. E dopo i gemellaggi con Montegalda e Valsolda… Adventure Day, marcia della transumanza, Jenne nel cuore, concerti d’organo, la Ruzzica, la storia del jukebox, l’Inchinata ed oggi la fiera tradizionale di merci e bestiame, la passeggiata Jenne – Canai -Volubro Nuovo – Jenne, e la deposizione al Monumento della corona per i caduti di tutte le guerre. E ieri pomeriggio il sindaco Giorgio Pacchiarotti nel tradizionale discorso svoltosi nell’area antistante il comune di Jenne ha tracciato un quadro esaustivo e a dir poco interessante delle attività intraprese dall’amministrazione: risultati raggiunti, altri da completare con tanta determinazione per un piccolo borgo che fà le cose in grande.

Momento di ricordo per quanti sono andati avanti con Santa Messa al Cimitero per i defunti, poi torneo di briscola e tresette e questa sera grande concerto musicale “I figli delle stelle” a seguire uno spettacolo pirotecnico d’eccellenza. Domani domenica 18 agosto la Tombobanda  con i Mercanti di Note, e poi Lunedì 19 agosto spettacolo, così come martedi 20, mercoledì 21, giovedì 22  e per arrivare al 23 agosto con la festa della Montagna… e l’estate non finisce poi ad agosto: il 31 XI edizione del premio Antonio Fogazzaro, la festa dei donatori di sangue, e poi l’arrivo di settembre con le pizze alla padella e tante altre iniziative tutte da vivere… come il 14 con il Ballo della Pantasema… prosegue dunque l’estate a Jenne… in vero grande stile!

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A Jenne celebrata la festa del fiume Aniene tra Volteggi ed effimere d’agosto

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JENNE – Prosegue l’estate jennese in grande stile. Due appuntamenti hanno visto protagonisti i più piccoli: il 12 agosto con “Volteggi ed effimere di agosto”, un primo approccio formativo sull’utilizzo della canna da pesca. Entusiasti i partecipanti che poi il giorno dopo hanno potuto sperimentare le loro lezioni con la pratica direttamente sul fiume Aniene. Un luogo incontaminato della natura, piedini all’acqua , canne da pesca e tanta voglia di stare insieme. Il primo lancio di pesca è stato affidato al primo cittadino Giorgio Pacchiarotti, testimonial d’eccellenza. E poi una giornata trascorsa tutti insieme con l’allestimento di una  bella tavolata al fresco con il pesce pescato, fritto e mangiato. :-).

L’estate prosegue ora con:

la tradizionale processione dell’Inchinata oggi 14 agosto 2024 alle ore 18.00, domani 15 agosto alle ore 19.00 la tradizionale processione di San Rocco, e poi il 16 Festa di San Rocco con celebrazione liturgica animata dall’Armonia Corale Piana del Cavaliere ed in serata concerto con Asia Live Tribute Band.

Non mancheranno momenti di animazione della Banda Filiberto Massimi con concerto il giorno 16 alle ore 12.00 ed animazione della Santa Messa delle 11 nel giorno dell’Assunta (15 agosto)

 

Il consigliere Michelangelo Di Felice in azione a Volteggi ed effimere d’agosto

Successo a Jenne per il concerto d’organo del maestro Gianluca Libertini

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JENNE – Scaletta d’eccezione ieri a Jenne per il concerto del Maestro Gianluca Libertini che ha incantato il pubblico presente nella Chiesa di Sant’Andrea apostolo in Jenne ieri alle  ore 18.30.

Gianluca Libertucci è organi ta del Vicariato per la Città del Vaticano nella basilica di San Pietro, della guardia Svizzera pontificia e delle udienze generali pontefice della Chiesa di Santa Maria dell’orto in Trastevere e titolare della carta e tardi organo e composizione urbanistica presso il conservatorio orefice di Frosinone . Ha conseguito i diplomi di organo sotto la guida di Luigi Celeghin, nonchè  di musica corale direzione di coro e strumentazione .Ha seguito corsi di perfezionamento in organo tenuti in  Siena e svolge una intensa attività concertistica nell’ambito dei maggiori festival nazionali ed internazionali.  Collabora da sempre  con diverse istituzioni lirico-sinfoniche e  nel 2008 è stato presidente della commissione per il primo concorso internazionale d’organo di Mosca. E’ spesso invitato ad essere qualificato ed autorevole compontente la giuria di premi internazionali. E la sera prima cena conviviale in piazza Vittorio Emanuele III all’insegna di  Jenne nel cuore edizione 2024.

Soddisfazione è stata espressa dall’Amministrazione comunale che ringrazia tutti per la fattiva collaborazione.

A Jenne gran serata con la storia del Jukebox!

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JENNE – L’appuntamento con una serata esilarante è per il 12 agosto 2024 in piazza Vittorio Emanuele, con Easypop, la storia del Jukebox che ha affascinato tante generazioni. L’organizzazione è curata dalla Pro Loco, e tra musica e convivialità, tutti sono invitati a partecipare.

LA STORIA DEL JUKEBOX

Il jukebox è un apparecchio musicale che ha segnato profondamente la cultura popolare, specialmente negli Stati Uniti, dove è diventato un simbolo di intrattenimento pubblico. La sua storia inizia alla fine del XIX secolo, quando nel 1889 Louis Glass e William S. Arnold crearono un dispositivo fonografico che funzionava con monete, noto come *Coin Actuated Attachment for Phonograph*[1].

## Origini e Sviluppo

Il termine “jukebox” è emerso negli anni ’30, derivando da “juke-joint”, che indicava bar e locali dove si ballava. I primi jukebox erano semplici scatole di legno che utilizzavano leve meccaniche per selezionare i dischi. Con l’avvento della Grande Depressione e il successivo boom economico, aziende come Wurlitzer, Seeburg e Rock-Ola iniziarono a competere nel mercato, introducendo modelli sempre più sofisticati e attraenti[1][2][3].

Nel 1927, la Ami presentò il primo vero jukebox, che si distinse per la sua capacità di riprodurre musica in modo automatico. Tuttavia, fu la Wurlitzer a guadagnare notorietà con il lancio del suo primo modello nel 1933. Questo periodo vide anche la diffusione dei dischi a 45 giri, che contribuirono al successo dei jukebox nel dopoguerra, rendendoli ancora più popolari nei bar e nei locali di intrattenimento[1][4][5].

L’Età d’Oro

Negli anni ’50, il jukebox divenne un’icona della cultura americana, rappresentando un modo per ascoltare musica in pubblico e ballare. Era comune vedere giovani coppie divertirsi attorno a questi apparecchi, che non solo riproducevano musica, ma creavano anche un’atmosfera sociale[2]. I jukebox erano spesso decorati con luci colorate e design accattivanti, diventando veri e propri oggetti di design e simboli di un’epoca[2][3].

## Declino e Ritorno

Con l’avvento della musica digitale e dei lettori MP3, l’uso dei jukebox è diminuito negli anni ’80 e ’90. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stata una rinascita dell’interesse per i jukebox vintage, grazie al loro fascino nostalgico e alla loro capacità di evocare atmosfere del passato. Oggi, molti ristoranti e bar li utilizzano per ricreare un’atmosfera retrò, e ci sono anche collezionisti che cercano modelli restaurati[2][3].

In sintesi, il jukebox ha attraversato diverse fasi, dall’invenzione e diffusione nei locali pubblici, al suo apice negli anni ’50, fino a un periodo di declino e successiva rinascita come oggetto di design e simbolo di nostalgia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro IV, la storia del Papa nato a Jenne…

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Alessandro IV,  al secolo Rinaldo, era figlio di Filippo, feudatario di Jenne, nacque negli ultimi anni del sec. XII presumibilmente nel 1199. Era membro di una delle più ricche e potenti famiglie della regione, nonchè legato da parentela con Ugolino, Cardinale vescovo di Ostia e poi papa Gregorio IX.  Fu il 181° Papa della Chiesa cattolica.

Per lunghi anni fu canonico del duomo di Anagni e nel 1221 venne inviato a Milano per mediare un grave conflitto sorto tra il podestà milanese Amizzone Sacco e l’arcivescovo Enrico. Fallito il suo tentativo di conciliazione, Rinaldo rimase con Ugolino sino alla conclusione della legazione. Divenuto papa Ugolino, col nome di Gregorio IX, il 19 marzo 1227, Rinaldo, che, come sembra, rivestiva già la carica di camerario della Chiesa, venne nominato il 18 sett. 1227 cardinale diacono di S. Eustachio, rimanendo, però, sempre accanto al papa, anche in conseguenza della sua attività di camerario.

Eletto cardinale vescovo di Ostia verso il 1231-32, entrò in possesso della diocesi solo quattro anni dopo, continuando a conservare la diaconia di S. Eustachio e la carica di camerario.

Nel luglio 1231 riuscì a riportare la pace tra nobili e popolò in Anagni; l’anno successivo intervenne, a nome del papa, a Perugia e poi a Viterbo per la soluzione di controversi problemi locali; a questi stessi anni sembra doversi riportare la. conoscenza dell’imperatore Federico Il, con il quale intrattenne a lungo rapporti amichevoli. Per ciò nel 1237 Rinaldo fu inviato, insieme con Tommaso, cardinale prete del titolo di S. Sabina, come legato in Lombardia per tentare una pace tra la seconda lega lombarda e l’imperatore.

Giunto a Mantova il 19 giugno, Rinaldo non tardò a rendersi conto della difficoltà di mettere d’accordo i Comuni italiani tra loro e, insieme, di trovare il modo di rappacificarli con Federico Il; ma ogni suo tentativo di mediazione fu troncato dalla battaglia di Cortenuova, vittoriosa per l’imperatore. Peggiorarono poi anche le relazioni con il pontefice in seguito alle operazioni militari, iniziate con l’autunno del 1239 da re Enzo e da altri capitani imperiali ai confini del Patrimonio e nel ducato di Spoleto.

Morto nel 1241 Gregorio IX, Rinaldo non ebbe grande influenza in Curia sotto i suoi successori, Celestino IV (che ebbe un breve governo) e Innocenzo IV, come si ricava dagli incarichi poco importanti a lui affidati; inoltre, quando Innocenzo si recò in Francia per trovare consensi contro Federico, Rinaldo rimase a Roma, donde non si mosse neppure per recarsi al concilio di Lione del 1245, al quale era stato espressamente chiamato. Né aumentò la sua attività negli anni successivi: si preoccupò, piuttosto, dei problemi organizzativi ed interni dell’Ordine francescano, di cui era cardinale protettore.

Il 7 dic. 1254, quando Innocenzo IV morì a Napoli, Rinaldo era con lui e con tutti gli altri cardinali, che dalle circostanze (il podestà di Napoli, Bertolino Tavernari, aveva chiuso le porte della città) furono costretti a riunirsi in conclave e a procedere subito all’elezione del nuovo pontefice. L’eletto fu appunto Rinaldo (12 dic. 1254), che assunse il nome di Alessandro IV, forse in ricordo di Alessandro III, a cui la sua famiglia doveva i feudi.

L’elezione fu dominata dal problema del Regno di Sicilia, ove le incertezze e le perplessità causate dalia politica di Corrado IV erano state ancor più aggravate dalla sua prematura morte a Lavello, il 21 maggio 1254, e dall’importanza che andava sempre più assumendo Manfredi, specialmente quando, dopo la designazione a re di Sicilia di Ed-mondo d’Inghilterra, aveva preso le armi contro l’esercito pontificio, entrato nel Regno, battendolo a Foggia il 2 dicembre. Il compromesso per cui i cardinali avevano elettò Rinaldo indicava la speranza in una politicà, che, pur continuando con fermezza e chiarezza d’idee quella di Gregorio IX, non rendesse impossibile la riconciliazione con gli Svevi, come si poteva prevedere dalla favorevole disposizione che Rinaldo aveva mantenuto verso Federico e i suoi successori.

Appena dopo la sua elezione e la sua consacrazione, il 20 dicembre, ancora a Napoli, A. dové affrontare il problema siciliano, con cui era comiesso quello, assai spinoso, della tutela di Corradino, che era stata affidata da Corrado alla Curia romana: di fronte alle difficoltà e alle esitazioni frapposte da parte di Manfredi al papa, questi non esitò a riprendere la sua libertà d’azione rifiutando la tutela di Corradino, negando qualsiasi riconoscimento a Manfredi e confermando poi, il 9 apr. 1255, l’investitura di Edmondo d’Inghilterra a re di Sicilia. Era la guerra aperta con Manfredi: A. fu, perciò, costretto a lasciare Napoli nel maggio, per trovare rifugio ad Anagni, mentre nel Regno restava a difendere i diritti della Chiesa l’energico cardinale Ottaviano degli Ubaldini.

A Roma, nel periodo storico in esame, la situazione si presentava difficile: dall’agosto del 1252, dopo un rivolgimento politico analogo a quello che in altre città aveva portato alla nomina di un podestà o di un capitano del popolo, vi era senatore il bolognese Brancaleone degli Andalò, conte di Casalecchio, che aveva imposto come sua condizione per la venuta a Roma una durata triennale della sua carica e la consegna di alcuni ostaggi nelle mani dei suoi familiari bolognesi, a salvaguardia della propria incolumità personale. Queste precauzioni, come la sua riconosciuta imparzialità di giudice, la sua abilità di politico e di organizzatore cittadino, non riuscirono a impedire la formazione d’un forte malcontento contro di lui, che esplose nel novembre del 1255 e avrebbe forse avuto una drammatica conclusione, se la presenza degli ostaggi a Bologna non avesse bloccato ogni tentativo di violenza contro l’Andalò.

Alessandro, rientrato in Roma almeno dal 21 novembre, cercò vanamente d’intervenire a Bologna, perla restituzione degli ostaggi; nè riuscì a ottenere tranquillità in Roma, benché fosse stato chiamato come senatore il bresciano Emanuele de’ Maggi. I tumulti continuarono e il papa, incapace di sedarli, fu costretto a fuggire a Viterbo quando i Romani, nel maggio del 1257, scacciarono il Maggi e richiamarono Brancaleone, eleggendolo senatore, e senza limiti di tempo.

Alessandro si trovava intanto ancora una volta di fronte a una situazione assai preoccupante nell’Italia meridionale, dove Ottaviano degli Ubaldini non era riuscito a contenere efficacemente l’azione di Manfredi, che, nominato baiulo del Regno per il nipote Corradino, era riuscito ad assumere il controllo del potere. A. dové, quindi, assistere, senza nessuna possibilità d’intervenire efficacemente, allo stabilirsi dell’alleanza di Manfredi con Genova e Venezia, e all’abile manovra, con cui Manfredi, spargendo ad arte la notizia della morte del pupillo e nipote Corradino, riuscì a farsi incoronare re di Sicilia nel duomo di Palermo l’11 ag. 1258, senza preoccuparsi affatto di richiedere neppure il benestare del pontefice. Di fronte a questo gesto, che, trascurando l’alta sovranità del papato sul Mezzogiorno d’Italia, metteva in pericolo le basi della politica pontificia verso il Regno di Sicilia e l’Italia tutta, A., che fino a quel momento aveva esitato e mostrato perplessità nei riguardi di Manfredi, agi con ogni decisione, lanciando, il 10 apr. 1259, la scomunica contro di lui e tutti i suoi sostenitori. Dovette, però, ben presto accorgersi che la questione del Regno si allargava a questione italiana, perché intorno al re svevo s’adunavano tutti i ghibellini dell’Italia centrale, per attaccare Firenze, la roccaforte guelfa, che fu gravemente battuta a Montaperti il 4 sett. 1260. Il papa, che nulla aveva potuto fare per aiutare Firenze, dovette limitarsi a lanciare, il 18 nov. 1260, un’altra solenne scomunica, che includeva questa volta, oltre a Manfredi, anche i Senesi e tutti coloro che avevano militato fra i ghibellini.

Alla crescente fortuna di Manfredi aveva finito con l’aderire anche Branca-leone degli Andalò fino alla sua morte nel 1258; e nulla A. aveva potuto fare. Anzi, quando il papa, morto Brancaleone, cercò d’impedire l’elezione d’un altro senatore, ebbe l’affronto non solo di veder trascurata la sua ingiunzione, ma addirittura di saper rieletto lo zio stesso di Brancaleone, Castellano degli Andalò. Riuscì, tuttavia, a prendere il controllo della situazione pochi mesi dopo, quando, espulso Castellano, dopo molte e meschine vicende, il papa, con la nobiltà romana, riuscì a dare un nuovo indirizzo alla carica senatoriale, che fu affidata a due senatori, scelti fra i nobili. Contemporaneamente bloccava tre tentativi d’inserirsi nella situazione locale romana, per profittarne, compiuti da Alfonso di Castiglia, Riccardo di Cornovaglia e Manfredi, giudicati tutti, per motivi diversi, pericolosi per l’autonomia di Roma e per la sicurezza della Chiesa.

Ancor più grave si era andata facendo per Alessandro,  la situazione dell’Italia settentrionale e dell’Impero. Nel Veneto, infatti, estendeva sempre più il suo potere Ezzelino da Romano, che, facendosi beffe delle scomuniche papali, andava organizzando il suo stato da Trento al Po ed al mare, spezzando le resistenze delle città guelfe, come Padova e Vicenza, grazie all’appoggio del fratello e del marchese Oberto Pelavicino. Nè molto A. contribuì al formarsi di quel fronte di città e di signori feudali, che, nel timore dell’eccessiva potenza d’Ezzelino, si collegarono per combatterlo e riuscirono infine a sconfiggerlo a Soncino nel 1259.

In realtà, di fronte a situazioni così complesse, A. non ebbe nè l’energia coraggiosa dei suoi predecessori nè l’accorta abilità politica del suo successore, facendosi trascinare dagli eventi, più che dominarli. È in questo senso caratteristico l’atteggiamento di A. di fronte al problema dell’impero dopo la morte, nel 1256, di Guglielmo d’Olanda. Se riuscì a resistere, come s’è visto, ai tentativi dei tre pretendenti all’impero Riccardo di Cornovaglia, Alfonso di Castiglia e Manfredi, quando questi avevano tentato d’inserirsi nella scottante situazione di Roma, A. non seppe decidersi, escluso subito e nettamente Manfredi, fra Alfonso e Riccardo; anzi, più propenso al primo, nulla seppe fare per appoggiarlo, sì che questi si rivolse, per aiuto in Italia settentrionale ed in Germania, a Ezzelino da Romano.

Mentre in questa attività politica, troppo spesso, non sapendosi decidere, si lasciò guidare dalle citcostanze o dalle personalità più influenti della Curia, A. ha avuto, invece, notevole rilievo nella vita religiosa della cristianità. Si preoccupò di attirami l’attenzione e la benevolenza del clero orientale, regolando equamente irapporti tra Latini e Greci a Cipro, conferendo il titolo di patriarca (maronita) d’Antiochia al capo dei maroniti, che aveva riconosciuto la supremazia del pontefice, e facendo ancora un tentativo, ma vano, presso Teodoro IV Lascaris per l’unione tra la Chiesa latina e quella greca, cercando, infine, di organizzare intprno a Béla IV, re d’Ungheria, una resistenza di tutta la Cristianità contro il pericolo tataro.

Ancora più importanti le decisioni riguardanti direttamente la vita della Chiesa, ove cercò di eliminare alcuni abusi introdottisi durante i pontificati precedenti, prescrivendo fra l’altro un termine preciso di sei mesi per il ricevimento della consacrazione da parte del vescovo eletto e ribadendo l’obbligo della visita do ad limina da parte dei vescovi.

Quanto agli Ordini religiosi, va di lui ricordata specialmente la cosiddetta “grande unione” dei vari gruppi di eremiti retti dalla regola di s. Agostino nell’unico Ordine degli eremitani di s. Agostino (bolla Licet ecclesiae del 9 apr. 1256) e, ancor più, l’appoggio da lui dato, senza riserve, ai frati predicatori e ai Minori. Malgrado le lagnanze accompagnate spesso da tumulti, che da molte parti si levavano contro l’attività di cura d’anime dei due Ordini mendicanti, all’opera dei quali erano stai.e poste delle limitazioni da Innocenzo IV (bolla Etsi animarum del 20 nov. 1254), A. annullò la bolla Etsi animarum con la sua Nec insolitum del 22 dic. 1254. Si preoccupò poi anche di rassicurarli, specialmente per quanto riguardava la spinosa questione delle due cattedre di teologia all’università di Parigi.

Partendo da considerazioni di ordine esca-a tologico Guglielmo di Saint-Amour nel suo De periculis novissimorum temporum aveva, nel 1255, rivolto gravi accuse a francescani e domenicani, contestando loro il diritto d’insegnare a Parigi e ribadendo le accuse di scarsa ortodossia, già messe in circolazione dopo la condanna dell’Introductorium in Evangelium aeternum di Gerardo di Borgo S. Donnino. Il papa, come aveva condannato l’Introductoriwn,cosi sottopose l’opera di Guglielmo ad un vero e proprio esame teologico, dopo il quale la condannò nella bolla Romanus pontifex del 5 ott. 1256.

Alessandro Iv, troncando ogni contrasto tra maestri mendicanti e maestri secolari e prescindendo dagli esami teologici delle opere di Gerardo di Borgo S. Donnino e di Guglielmo di Saint-Amour, confermò ogni diritto dei mendicanti nell’università con la bolla Quasi lignum vitae del 14 apr. 1255, che, di fatto, poneva termine per sempre alla questione, anche se si prolungarono le discussioni e le polemiche.

Ebbe cari particolarmente i frati minori, sia per tradizione familiare (si ricordi l’amicizia di Ugolino di Ostia per s. Francesco), sia per la carica da lui rivestita di cardinale protettore: si preoccupò, quindi, di assicurare la pace interna dell’Ordine, già diviso dai contrasti tra Spirituali e Comunità, e a tal fine consigliò le dimissioni di Giovanni da Parma e l’elezione di Bonaventura da Bagnoregio nel capitolo di Roma del 2 febbr. 1257.

Sotto il suo pontificato fu canonizzata Chiara d’Assisi.

In tutta questa sua attività religiosa, fu guidato da una severa e netta coscienza del suo dovere di pontefice, come si ricava anche dalla sua attività in difesa dell’ortodossia e nei riguardi dei movimenti religiosi del suo tempo. Oltre alla condanna di Gerardo di Borgo S. Donnino e di Guglielmo di Saint-Amour, è da ricordare anche quella di molte tesi di Gioacchino da Fiore menzionate nel cosiddetto protocollo d’Anagni. Appoggiò e sostenne l’opera degli inquisitori; vide, ma senza reazioni a noi note, nel 1260, il sorgere e il diffondersi del moto dei flagellanti.

Ancora nel pieno di questa sua attività politica e religiosa, morì a Viterbo il 25 maggio 1261, ma restà tutto intero il mistero relativo alla sua tomba, tuttora irrisolto.

 

Fonti e Bibl.: Treccani e da:  Les régistres d’Alexandre IV,a cura di C. Bourel de la Roncière, I. de Loye, P. de Cenival, A. Coulon, Paris 1902-1959. Degna di nota è sempre la monografia di F. Tenckhoff, Papst Alexander IV.,Paderborn 1907, con ampia bibliografia, a cui vanno aggiunti E. Jordan, Les origines de la domin. angevine en Italie,Paris 1909, cfr. Indice;R. Morghen, Il tramonto della potenza sveva in Italia,Roma 1942, cfr. Indice;J. Haller, Das Papsttum,IV, Stuttgart 1952, pp. 272-291, 442-447; per la famiglia e per i rapporti di parentela con Gregorio IX valgono sempre le conclusioni di R. Morghen, Le relazioni del monastero sublacense col papato, la feudalità e il comune nell’alto medio evo,in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria,LI (1928), pp. 239-241, 258-262, e di G. Marchetti Longhi, Ricerche sulla famiglia di papa Gregorio IX, ibid.,LXVII (1944), p. 282; per la sua attività al seguito di Ugolino di Ostia nell’Italia settentrionale v.: Registri dei cardinali Ugolino d’Ostia e Ottaviano degli Ubaldini,a cura di G. Levi, Roma 1890, in Fonti Per la storia d’italia,VIII, cfr. Indice,e Storia di Milano,IV, Milano 1954,pp. 202 s.; per i rapporti tra A. e Roma si veda in particolare E. Dupré Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia,Bologna 1952, pp. 34-86; per l’atteggiamento di A. nella controversia all’università di Parigi uno sguardo complessivo in D.L. Douie, The Conflict between the Seculars and the Mendicants at the University of Paris in the XIIIth Century,London 1954; Dict. d’Hist. et de Géogr. Ecclés.,II, coll. 214-216; Enc. Ital.,II, pp. 341 s.

A Jenne due giorni di emozioni sulle orme di Fogazzaro con Montegalda e Valsolda

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JENNE – Due giorni di vere emozioni tra valori istituzionali, convivialità ed il tutto all’insegna della cultura e della storia del grande scrittore Antonio Fogazzaro. A tal proposito Jenne ebbe già gemellarsi con il comune di Montegalda in provincia di Vicenza, proprio per il legame con Fogazzaro. Lo scrittore a Jenne scrisse il romanzo “Il Santo” mentre a Montegalda “Piccolo Mondo Moderno”, mentre a Valsolda in provincia di Como “Piccolo mondo antico”. Quest’anno è stata sottoscritta la carta di gemellaggio anche con il Comune di Valsolda, a suo tempo già gemellato con Montegalda, completando così un obiettivo importantissimo di interscambi culturali ed istituzionali su cui avevano lavorato il vice sindaco di Jenne Cristiano Lauri e l’assessore di Montegalda Roberto Tonello.

“Il gemellaggio con Valsolda – spiega il sindaco di Jenne Giorgio Pacchiarotti – è un ulteriore tassello che completa l’obiettivo di esserci come istituzioni, interagire anche tra realtà distanti geograficamente ma accomunate dalla storia e dal ruolo del grande scrittore. Insieme per nuovi obiettivi, oltre alla gradevolezza di interscambiare culture e tradizioni. Proseguiremo nel portare avanti il progetto con grande determinazione. A tal proposito intendo ringraziare tutti coloro che a vario titolo e ruolo hanno contribuito alla ottimale e perfetta riuscita degli eventi in sequenza”.

La delegazione istituzionale di Montegalda guidata dal Sindaco Andrea Nardin  è arrivata in pullman con la Pro Loco al seguito che si è occupata in tandem con la pro loco di Jenne presieduta da Giovanni Proietti di organizzare insieme alla delegazione di Valsolda capitanata dal sindaco Laura Romanò, la serata con cena di gemellaggio.

Tutto è stato perfetto. Un susseguirsi di cose belle. Il convegno organizzato nel pomeriggio ha fatto riscontrare una massiva partecipazione, e l’integrazione del Coro amici Alpini di Montegalda, con letture di brani del romanzo Il Santo curata dalla prof.ssa Maria Cristina Cattaneo è riuscito nel migliore dei modi. Ogni partecipante ha potuto apprezzare note distintive e caratterizzazioni dello scrittore, attraverso un tavolo di qualificati relatori (cliccare qui per leggere la recensione specifica all’evento). I messaggi lanciati dai sindaci sono stati tutti di grande rilievo. Poi a seguire, la cena di gemellaggio: unica nel suo genere che ha visto in tavola i tre piatti tipici delle rispettive realtà locali: gli ndremmappi di Jenne, il baccalà alla vicentina con Polenta di Montegalda, ed il dolce “miascia” di Valsolda. Un gusto che ha fuso storie, culture, tradizioni in un unico comune denominatore. Nella serata i cori alpini, e l’amicizia senza confini hanno imperversato fino a notte tarda.

 

Poi al mattino Santa Messa solenne celebrata dal Parroco don Pietro, alla quale è seguita nella Chiesa di Sant’Andrea Apostolo la cerimonia di gemellaggio ufficiale con Valsolda presentata dal vice sindaco Cristiano Lauri.  I sindaci hanno rispettivamente sottoscritto in un clima di grande emozione, le carte di gemellaggio. Poi l’arrivo della piccola Sveva ha sorpreso tutti : la bellissima bimba ha consegnato la bandiera jennese per lo svelamento. Così è avvenuto per Valsolda. I sindaci orgogliosi hanno esposto al pubblico le carte di gemellaggio e le rispettive bandiere istituzionali in segno di conclamata unione solidale sulle orme del Fogazzaro. Il sindaco di Montegalda, ha espresso soddisfazione per il proseguimento di questo percorso, evidenziando il coinvolgimento anche della cittadina tedesca di Eichstatt sempre legata al Fogazzaro e gemellata con Montegalda.

Al termine delle celebrazioni, rombo di motori per la tappa del Rally Roma Capitale ed un bellissimo concerto della Banda di Jenne “Filiberto Massimi”, dedicato alle comunità di Montegalda e di Valsolda, poi dopo un pranzo veloce in piazza, le delegazioni hanno fatto rientro nelle rispettive realtà locali.
Nel pomeriggio il sindaco Giorgio Pacchiarotti, ha accolto i premiati della tappa conclusiva del Rally Roma Capitale, tra l’emozione e gli applausi di tutti, per una nuova duegiorni destinata ad entrare a pieno titolo nella storia di Jenne. Ad maiora.

Di seguito la videoclips fotografica dedicata agli eventi:

 

A Jenne celebrato Fogazzaro tra musica, storia e cultura!

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JENNE – Ieri pomeriggio la Chiesa di Sant’Andrea era gremita di partecipanti. Accolte con grande calore ed entusiasmo le delegazioni di Montegalda e di Valsolda che sono intervenute in questa duegiorni sulle orme di Fogazzaro. Le istituzioni locali rappresentate dai sindaci Andrea Nardin di Montegalda e Laura Romanò di Valsolda sono state ricevute dal sindaco Giorgio Pacchiarotti dal vice Cristiano Lauri e dall’amministrazione comunale tutta.

Prosegue in grande stile dunque un percorso all’insegna della vita del grande scrittore che nel borgo perla della Valle Aniene ebbe a scrivere il romanzo “Il Santo”, destinato a diventare famoso ovunque. Il convegno è stato sorprendente in un susseguirsi

 

di emozioni regalate dal coro Amici Alpini di Montegalda che hanno eseguito magistralmente brani che hanno fatto riscontrare vere e proprie emozioni. Maria Cristina Cattaneo, della Banca della Voce ha dato lettura di passaggi alternati di alcuni brani del romanzo “Il Santo”, i cui contenuti sono stati analizzati attentamente dagli autorevoli relatori: Il chiarissimo professore Gaetano Caricato, jennese di adozione che ebbe a fondare il Centro Studi “Antonio Fogazzaro” di Jenne nei primi anni 80. A seguire gli interventi della prof.ssa Angela Mantella, attuale presidente del centro studi, da Gianfranco Cenghiaro, storico cultore di Fogazzaro e di Paolo Emilio….

Nel mezzo del convegno particolarmente gradito l’intervento in video  del sindaco di Eichstatt, Josef  Griendberger cittadina tedesca nella quale il Fogazzaro ebbe ad ambientare il romanzo “Il mistero del poeta”.

Le quattro realtà sono tutte legate dal comune denominatore di Antonio Fogazzaro che a Montegalda e Valsolda ebbe a scrivere invece i noti “Piccolo mondo antico e Piccolo Mondo moderno”.

Il convegno è stato concluso con gli appassionati interventi dei sindaci; Giorgio Pacchiarotti ha fatto gli onori di casa, evidenziando l’importanza dei patti di gemellaggio sulle orme di Fogazzaro sotto il profilo istituzionale e culturale, Andrea Nardin ha lanciato con un crescente entusiasmo un messaggio in cui sono stati richiamati importanti valori, sia all’insegna del Fogazzaro ma anche estesi ad argomenti di attualità come l’amicizia, i rapporti solidali e gli interscambi culturali. Il sindaco di Valsolda Laura Romanò, ha parlato della sua realtà territoriale situata in provincia di Como e del rapporto con la storia e la cultura del Fogazzaro.

 

Nel 1905, lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro (1842-1911) pubblicò il romanzo “Il Santo”. La storia racconta l’ascesi mistica di Piero Maironi, che, dopo una vita dissoluta, fugge dal mondo per diventare monaco benedettino e pregare, lavorare, meditare, espiando le sue colpe nella pace e nell’isolamento del convento; screditato e osteggiato dalle autorità ecclesiastiche per le sue idee di rinnovamento, sarà costretto a lasciare il suo rifugio, morendo a Roma. Il romanzo fu messo all’Indice dei libri proibiti dalla reazione antimodernista di Papa Pio X.

La storia si svolge quasi interamente a Jenne e Subiaco, ma non mancano riferimenti ad altri piccoli centri della Valle dell’Aniene e alla valle stessa, rigogliosa e immersa nel silenzio.

Lo scrittore visitò i luoghi, prima di descriverli. Nel 1903, infatti, scrisse all’amico Tommaso Gallarati Scotti: “Per maggio o giugno medito un breve soggiorno a Subiaco” e, ancora: “Oggi sono andato a piedi sino a Jenne, una passeggiata di cinque buone ore, fra l’andata e il ritorno, per la selvaggia valle dell’Aniene. Che miseria di paese e che gentilezza di sangue!”.

Sulle orme di Fogazzaro, a Jenne convegno sul romanzo “Il Santo” con Montegalda e Valsolda

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JENNE – Grande attesa per un appuntamento interculturale che precede il terzo gemellaggio del comune di Jenne sulle orme di Fogazzaro. Dopo la volta di Montegalda, con il quale è stata sottoscritta la carta lo scorso anno, domenica 28 luglio 2024 alle ore 10.00 gemellaggio ufficiale con Valsolda. Prosegue un percorso all’insegna della vita del grande scrittore che nel borgo perla della Valle Aniene ebbe a scrivere il romanzo “Il Santo”, destinato a diventare famoso ovunque. E Sabato 27 luglio alle ore 17.30 presso la Chiesa di Sant’Andrea Apostolo avrà luogo un interessante convegno di approfondimento sullo scrittore ed in particolare su questo romanzo che lega la scrittura del novecento al borgo di Jenne e alla Valle Aniene.

Al Convegno parteciperanno le delegazioni istituzionali ed accompagnatori del comune gemellato Montegalda, e del gemellante Valsolda. Previsto il saluto di benvenuto del sindaco di Jenne Giorgio Pacchiarotti e dei rispettivi primi cittadini Andrea Nardin (Montegalda) che è anche presidente della provincia di Vicenza e Laura Romanò (Valsolda). Nel corso dell’evento relatori d’eccellenza la dott.ssa Angela Mantella presidente del centro Studi “Antonio Fogazzaro” di Jenne, il prof. Gaetano Caricato, fondatore del centro studi Antonio Fogazzaro di Jenne  e lo storico Gianfranco Cenghiaro già sindaco di Cervarese Santa Croce (Padova)  e profondo conoscitore della vita del romanziere e scrittore che accomuna le tre realtà.

Come già annunciato, al termine del convegno seguirà in piazza Vittorio Emanuele la “cena di gemellaggio”. Cliccare qui per ulteriori approfondimenti in merito.

Il Sindaco e l’amministrazione comunale invitano tutti a partecipare.

Nel 1905, lo scrittore vicentino Antonio Fogazzaro (1842-1911) pubblicò il romanzo “Il Santo”. La storia racconta l’ascesi mistica di Piero Maironi, che, dopo una vita dissoluta, fugge dal mondo per diventare monaco benedettino e pregare, lavorare, meditare, espiando le sue colpe nella pace e nell’isolamento del convento; screditato e osteggiato dalle autorità ecclesiastiche per le sue idee di rinnovamento, sarà costretto a lasciare il suo rifugio, morendo a Roma. Il romanzo fu messo all’Indice dei libri proibiti dalla reazione antimodernista di Papa Pio X.

La storia si svolge quasi interamente a Jenne e Subiaco, ma non mancano riferimenti ad altri piccoli centri della Valle dell’Aniene e alla valle stessa, rigogliosa e immersa nel silenzio.

Lo scrittore visitò i luoghi, prima di descriverli. Nel 1903, infatti, scrisse all’amico Tommaso Gallarati Scotti: “Per maggio o giugno medito un breve soggiorno a Subiaco” e, ancora: “Oggi sono andato a piedi sino a Jenne, una passeggiata di cinque buone ore, fra l’andata e il ritorno, per la selvaggia valle dell’Aniene. Che miseria di paese e che gentilezza di sangue!”.

Dal romanzo:

“L’orizzonte ardeva, dietro il prossimo Subiaco, sulla obliqua fuga dei monti Sabini che da Rocca di Canterano e Rocca di Mezzo vanno verso Rocca San Stefano. Subiaco, l’aguzza catasta di case e casupole grigie che si appunta nella Rocca del Cardinale, si era velata di ombra; non si moveva fronda degli ulivi affollati a tergo della villetta rossa dalle persiane verdi, ritta in testa dello scoglio tondo cui la pubblica via cinge al piede; non si moveva fronda della gran quercia pendente al suo fianco, sopra il piccolo oratorio antico di S. Maria della Febbre. L’aria, odorata d’erbe selvagge e di pioggia recente, spirava fresca da Monte Calvo. Erano le sette e un quarto. Nella conca bella che l’Aniene riga le campane suonarono; prima la grossa di Sant’Andrea, poi le querule di Santa Maria della Valle e in alto, a destra, dalla chiesetta bianca presso la grande macchia, quelle dei Cappuccini, poi altre ancora, lontane”.                                                                                                            

[…]                                                                                                          

“L’abate Marinier intendeva recarsi l’indomani a Santa Scolastica e al Sacro Speco; poi, forse, ritornare a Roma per Olevano e Palestrina, una via nuova per lui. Chi gliela poteva indicare di

lì? Gliela indicò don Clemente. Era la stessa che aveva percorso venendo da Subiaco. Passava lì sotto, valicava l’Aniene poco piùa sinistra, sul ponte di S. Mauro, volgeva a destra, saliva verso i

monti Affilani, là di fronte. L’aria veniva, odorata di boschi, dalla gola stretta ond’esce il fiume sonoro sotto i Conventi. Il cielo era coperto, salvo sul Francolano. Là sopra il gran monte nero tremolavano due stelle. Minucci le mostrò a di Leynì. «Guardi» diss’egli «quelle due stelline come sfavillano! Dante le direbbe le fiammelle di San Benedetto e di Santa Scolastica che sfavillano

vedendo nell’ombra un’anima simile ad esse.”

[…]

“Il rombo dell’Aniene, questo? No, il ruggito dell’Abisso trionfante. Non credeva interamente a quello che vedeva, a quello che udiva, ma tremava come una festuca nel vento e le miriadi di spilli gli camminavano per tutta la persona. Cercò svincolar i piedi dai viluppi di serpi, non gli riuscì. Dal terrore alla collera: «devo potere!» esclamò, forte. Dalla gola fosca di Jenne gli rispose il sordo rumor del tuono. Guardò a quella volta. Un lampo aperse le nubi sopra il negrore del monte Preclaro e sparì. Benedetto si provò di levar i piedi dalle serpi e ancora la leonina voce del tuono lo minacciò”.

[…]

“Oltrepassata la croce, montarono in faccia al cielo aperto, fra i dorsi verdi pendenti alla conca romita di Jenne, incoronata là di fronte dalla povera greggia di casupole che il campanile governa. Giovanni era stato a Jenne altre volte e non gli parve diversa perché ora vi dimorasse un Santo e vi si operassero miracoli. Sua moglie, che ci veniva per la prima volta, ebbe l’impressione di un luogo spirante raccoglimento religioso per quel senso di altezza non suggerito da vedute lontane, per quel cielo profondo dietro il villaggio, per la solitudine, per il silenzio”.

 

Cento anni per Giovanni Camilli, pioniere della transumanza Anzio – Jenne

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NETTUNO (RM) – Nonno Giovanni Camilli è stato festeggiato ieri pomeriggio a Nettuno. Jennese di nascita il 24 luglio 1924,  nel corso della sua lunga ed operosa vita ha percorso innumerevoli volte la transumanza Anzio – Jenne e viceversa per il trasporto delle greggi, contribuendo a costruire il senso identitario della comunità all’insegna della produttività. Lavoratore instancabile, ieri con tutti i familiari ed amici è arrivata anche la delegazione istituzionale del comune di Jenne. Il sindaco Giorgio Pacchiarotti ed il vice Cristiano Lauri, hanno raggiunto il luogo di festa. Il primo cittadino ha conferito a Giovanni Camilli una  pergamena con gli auguri di tutta la comunità jennese per l’importante traguardo raggiunto. Auguri di ogni bene!

 

 

 

 

 

Sp 45 A Subiaco – Jenne: chiusure disposte per domenica 28 Luglio 2024

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JENNE 24 LUG 2024  – In relazione allo svolgimento della gara Rally Roma capitale, è stata disposta l’interdizione alla circolazione della Strada Provinciale 45A nel tratto Subiaco – Jenne per il giorno domenica 28 Luglio 2024. La strada sarà chiusa nei seguenti orari: dalle ore 8.30 alle ore 13.00

Torna percorribile tra le 13.00 e le 14. 00 poi nuovamente chiusa dalle 14.00 alle ore 18.30

Per chi avesse esigenza di spostamenti: da Jenne durante gli orari di chiusura si può salire a Monte Livata e percorrere la strada di collegamento Subiaco-Monte Livata (SR 411 Sublacense),

 

oppure in alternativa il Giro stradale Subiaco-Altipiani di Arcinazzo-Jenne.